Quanti sono i figli della provetta

Le tecniche della procreazione medicalmente assistita si dimostrano sempre più efficaci, e il numero di coppie che vi accedono continua a crescere. Lo testimoniano i dati per il 2009 raccolti nel Registro Nazionale PMA, analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità e presentati lo scorso 28 giugno nell’annuale relazione sulla Pma del Ministro della Salute al Parlamento.

In particolare, si legge nel documento, le gravidanze ottenute sono aumentate del 12,3% e il numero di nati vivi è cresciuto del 7,3%. Dal 2005 (anno di istituzione del Registro) inoltre, continua il trend in crescita delle percentuali di gravidanze su cicli, su prelievi e su trasferimenti, tutti indicatori dell’efficacia delle tecniche. E questo nonostante continui ad alzarsi l’età media delle donne che ricorrono alla fecondazione assistita, passata da poco meno a poco più di 36 anni (valori medi), e sebbene continui ad aumentare anche il numero di ultraquarantenni (un ciclo su 4 è effettuato su una donna con più di 40 anni). Ancora, diminuiscono le complicanze per iperstimolazione ovarica (dallo 0,45% del 2008 allo 0,28%), già da tempo sensibilmente inferiori alla media europea. 

Buone notizie anche per quanto riguarda i parti e le gravidanze multiple, sulle quali sembra aver avuto un impatto importante la sentenza 151 della Corte Costituzionale (15 maggio 2009, vedi Galileo) che ha modificato la legge 40/2004. I parti gemellari rimangono costanti, ma si sono ridotti quelli trigemini – dal 2,7% del 2008 al 2,4% del 2009 – come anche le gravidanze trigemine – dal 3,4% del 2008 al 2,4% del 2009. Resta alta, però, la variabilità tra i diversi centri: escludendo quelli in cui si verificano meno di dieci parti l’anno, la percentuale delle gravidanze trigemine va dallo 0% al 18,8% (la media dei centri europei si attesta all’1,5%). Proprio per dare conto di queste grandi differenze, dovrebbero arrivare a breve le pagelle dei centri della Pma, pubblici e privati, almeno secondo quanto dichiarato dal Giulia Scaravelli, direttrice del Centro operativo legge 40 e del Registro. 

La sentenza della Corte Costituzionale ha avuto il suo effetto anche sulla decisione, da parte dei medici, riguardo al numero di embrioni da impiantare, ora valutato caso per caso e indipendente dal numero di embrioni ottenuto (prima della modifica, la legge imponeva di ottenere un numero massimo di tre embrioni, da impiantare contemporaneamente nell’utero della donna). Tale libera scelta ha implicato una diminuzione degli ovociti congelati (dal 12% di quelli prelevati al 9,9%) e un concomitante aumento degli embrioni crioconervati, ora al 7,39% di quelli formati (fino al 2008, gli embrioni crioconservati erano 763, mentre alla fine del 2009 erano 7.337, su un totale di 99.258 embrioni formati). 

Buone notizie, dunque, che potrebbero non essere dirette più soltanto alle coppie infertili, ma anche alle persone portatrici di malattie genetiche e che vorrebbero ricorrere alle tecniche di Pma per evitare di trasmetterle ai figli. Attualmente, infatti, in Italia l’accesso alla procreazione assistita è preclusa dalla legge 40 a chi non ha un problema di fertilità (vedi Galileo) – fatta eccezione per gli uomini con malattie infettive; la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, però, lo scorso 28 giugno ha accettato il ricorso di una coppia italiana affetta da fibrosi cistica. Le possibilità di un responso positivo sono abbastanza alte, visto che l’accesso alla Pma è già consentito anche a chi non sia sterile in 15 paesi europei.

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