Quanto spendiamo per i farmaci?

Nel 2012 ogni italiano ha consumato in media 30 confezioni di medicinali, per una spesa pro capite di 430 euro e un risparmio di circa 4 euro a testa rispetto al 2011. E la spesa farmaceutica complessiva del nostro Paese, di cui il 76% è a carico del Servizio sanitario nazionale, è scesa dai circa 26,3 miliardi dell’anno scorso a 25,5 miliardi di euro, con una diminuzione del 5,6% anche per quanto riguarda la spesa territoriale. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) dell’Aifa sul consumo dei farmaci in Italia nel 2012

Tra ticket regionali, farmaci di fascia A acquistati privatamente (ma rimborsati dall’Ssn) e farmaci di classe C (non rimborsati), la spesa a carico dei cittadini è stata in totale di 7.566 milioni di euro, con una flessione dell’1,5% rispetto all’anno precedente. A influire maggiormente sul risparmio è stato il minor acquisto di farmaci di classe C: il 6,5% in meno rispetto al 2011. Compensato però da un aumento dei ticket (+5,2%) e dei farmaci rimborsabili acquistati privatamente (+0,7%).

Andando a vedere quali sono i farmaci che utilizziamo più spesso, al primo posto troviamo le medicine per le patologie cardiovascolari, di cui sono state consumate 516 dosi giornaliere ogni mille abitanti. Seguono i farmaci dell’apparato gastrointestinale e per il metabolismo (242,2 dosi giornaliere), quelli per il sangue (218 dosi), quelli per il sistema nervoso centrale (161) e per l’apparato respiratorio.

Guardando alle differenze di genere, le donne fanno più uso di farmaci oncologici rispetto agli uomini, questo sia per l’aumento di diagnosi di tumore al seno, sia per il maggior numero di prescrizioni. Particolarmente comuni nel sesso maschile sono invece i medicinali per la prevenzione cardiovascolare e quelli per il trattamento dell’ipertrofia prostatica, utilizzati rispettivamente dal 60% e dal 30% degli over 74.

Se la spesa territoriale per i farmaci (sia pubblica che privata) diminuisce, non accenna a calare invece quella degli ospedali che, con 5.170,6 milioni di euro e una crescita del 3,7% rispetto al 2011, ha anzi sfondato del 101% il tetto previsto. È in aumento inoltre il consumo di farmaci a brevetto scaduto, che rappresentano il 62% dei consumi e il 37% della spesa convenzionata: dati che pongono l’Italia al terzo posto in Europa, dopo Grecia e Irlanda, per il consumo di questi medicinali. Che potrebbero essere sostituiti con i generici, come accade in Inghilterra, Germania e Francia, con un cospicuo risparmio per le casse dei governi.

Per quanto riguarda l’utilizzo appropriato dei farmaci, gli antibiotici risultano quelli con più prescrizioni inutili. Rappresentano infatti il 20% di tutte le prescrizioni inappropriate, in particolare al Centro Italia, dove sono usati nella maggior parte dei casi di influenza e di raffreddore comune: accade nel 56% dei pazienti tra i 66 e i 75 anni, e nel 24% dei pazienti al di sotto dei 45 anni.

Via Wired

Credit immagine: Dejan Anevski/Flickr

1 commento

  1. È riportato, tra l’altro, quanto segue:” È in aumento inoltre il consumo di farmaci a brevetto scaduto, che rappresentano il 62% dei consumi e il 37% della spesa convenzionata: dati che pongono l’Italia al terzo posto in Europa, dopo Grecia e Irlanda, per il consumo di questi medicinali. Che potrebbero essere sostituiti con i generici, come accade in Inghilterra, Germania e Francia, con un cospicuo risparmio per le casse dei governi.”
    RE: non comprendo perché l’uso di farmaci generici, anziché di farmaci a brevetto scaduto, dovrebbe promuovere un cospicuo risparmio per le casse dei governi. Sia che la scelta cada su un farmaco generico e sia che la scelta cada su un farmaco di marca fuori brevetto, lo Stato paga la stessa cifra. La differenza – solitamente di un paio di euro in media – è sborsata dal paziente. E quindi, dove si vedono questi cospicui risparmi per le casse dei governi? Scusate, ma non riesco a capire.

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