Quella parola in punta di lingua

A volte, per quanto frughiamo nella memoria, un nome, una parola proprio non ne vogliono sapere di venir fuori. Il fenomeno, che gli psicologi hanno battezzato “Tot-tip of the tongue”, letteralmente “punta della lingua”, avrebbe origine da un indebolimento delle connessioni mnemoniche che nel cervello associano i suoni alle parole. A suggerirlo è uno studio presentato sul Journal of Experimental Psychology di novembre da Lori E. James, della University of California di Los Angeles, e Deborah M. Burke, del Pomona College, sempre a Los Angeles. Le studiose sono partite dall’ipotesi che il corretto recupero delle parole dal magazzino della memoria dipenda sia dal significato che dal suono delle parole stesse. Per mettere alla prova questa teoria le ricercatrici hanno sottoposto 108 volontari a un test di cultura generale, circostanza spesso scatenante del fenomeno Tot-tip. In alcuni casi la domanda era preceduta da un “condizionamento fonetico” costituito da una serie di parole che condividevano parte delle caratteristiche fonetiche delle risposte attese. Il condizionamento, come previsto dalle ricercatrici, aiutava i volontari a trovare la parola richiesta con maggiore facilità. Sono i suoni che ci aiutano e ci ingannano. La ricerca di James e Burke fornisce anche una spiegazione a un altro fenomeno correlato con l’esperienza del Tot-tip: l’affiorare improvviso della parola dai meandri della memoria. “Quando questo ci accade”, ha detto James, “probabilmente abbiamo appena sentito un suono simile a quello della parola cercata”. Le connessioni mnemoniche si indeboliscono sia per “mancanza di allenamento” che per il naturale deteriorarsi delle capacità cognitive dovuto all’età. È possibile evitare questo sgradevole arrugginirsi della memoria? Certo, dicono le autrici, basta tenerla allenata continuando a parlare, a leggere e a risolvere cruciverba. (f.n.)

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