Salute

Rac1, una proteina per una nuova strategia contro la psoriasi?

Una proteina della pelle, Rac1, suggerisce nuove possibili strategie contro una delle patologie dermatologiche più comuni: la psoriasi, una malattia infiammatoria cronica dell’epidermide, causata da fattori autoimmunitari, genetici e ambientali (e recentemente associata alla presenza di diabete e obesità). Un disturbo che affligge una persona su 50 e si manifesta con desquamazione, prurito e artrite. Al momento, i medicinali disponibili per placarne i sintomi sono soprattutto farmaci immunosoppressori, contenenti molecole che inibiscono la risposta immunitaria del nostro corpo. A lungo termine però possono tuttavia lasciare l’organismo vulnerabile ad infezioni, oltre a causare altri fastidiosi effetti collaterali. Ma sono allo studio altri possibili approcci.

I ricercatori della School of Medicine di Stanford hanno infatti identificato una nuova possibile strategia che potrebbe essere utilizzata in futuri trattamenti per la psoriasi. Centro della strategia è una piccola proteina chiamata Rac1, che si trova nella pelle ed è solitamente coinvolta nella riparazione delle ferite, oltre a essere potenzialmente collegata a una predisposizione genetica alla malattia.

“Normalmente, c’è una silenziosa ma continua conversazione tra la pelle e il nostro sistema immunitario, in quanto essi lavorano insieme per combattere malattie e infezioni,” ha spiegato Peter Marinkovich, autore principale della ricerca, pubblicata sul Journal of Clinical Investigation, “Nella psoriasi, questo dialogo è intensificato, fino a causare una anormale proliferazione cellulare, desquamazione e infiammazioni, senza alcun tipo di terapie efficaci a parte l’utilizzo di immunosoppressori. Prendere di mira una proteina della pelle, anziché cercare di indebolire il sistema immunitario, potrebbe rappresentare una svolta decisiva per pazienti e medici.”

La psoriasi può comparire quando la pelle viene danneggiata e le sue cellule diventano ipersensibili: proprio per questo compare solitamente su gomiti, ginocchia e altre aree del corpo che tendono ad essere sfregate. Tuttavia, il meccanismo di scatenamento è ancora in gran parte sconosciuto (in alcuni pazienti, ad esempio, essa può essere innescata dal batterio che causa il mal di gola da streptococco), e la maggior parte delle terapie cerca di curare i sintomi che causa acquietando il sistema immunitario.

Marinkovich e il suo team hanno cercato nuove opzioni per i pazienti prendendo in considerazione i fattori ambientali: proprio questi li hanno portati a considerare Rac1, che viene attivata sia durante la riparazione dei tessuti di una ferita che durante l’infiammazione da streptococco. Una volta attivata, Rac1 promuove la proliferazione delle cellule della pelle, e manda segnali per attivare il sistema immunitario: questa è infatti la normale reazione del nostro corpo quando ci feriamo, ma un’attività anomala potrebbe spiegare lo scatenamento della psoriasi in alcuni individui.

Gli scienziati si sono infatti accorti che Rac1 risultava essere attiva in biopsie di pelle affetta da psoriasi, provenienti da 20 pazienti. Se attivata artificialmente nella pelle di topi da laboratorio, gli animali esibivano sintomi simili a quelli dei pazienti umani, tra cui desquamazione e artrite. Il team è riuscito tuttavia a sopprimerne gli effetti regolando artificialmente l’attività di Rac1.

“È stato difficile studiare la psoriasi a causa del complicato rapporto tra fattori genetici e ambientali, ma adesso abbiamo capito che prendendo di mira l’attivazione di Rac1 nella pelle, anziché il sistema immunitario, potremmo essere in grado di trattare meglio la malattia,” ha commentato Marinkovich, aggiungendo che questo è il primo studio che ha trovato una molecola in grado di collegare la predisposizione genetica ai fattori ambientali che scatenano la malattia. Il prossimo passo dei ricercatori sarà ora quello di identificare farmaci in grado di regolare l’attivazione anomala di Rac1 nei pazienti affetti da psoriasi.

Riferimenti: Journal of Clinical Investigation doi: 10.1172/JCI85738

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

Articoli recenti

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

2 giorni fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

4 giorni fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

5 giorni fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

6 giorni fa

Leptospirosi: perché crescono i casi a New York?

Mai così tanti casi di leptospirosi in un anno dal 2001: a contribuire all’aumento delle…

1 settimana fa

Fogli d’oro sottilissimi: arriva il goldene

Potrebbe essere usato in diverse applicazioni come catalizzatore per la conversione dell'anidride carbonica e la…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più