Radiografia delle unioni

Laura Arioso
Sociologia del matrimonio
Carocci 2008, pp.112, euro 10,00

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Su “un legame di tipo giuridico, economico, sociale e psicologico”, Laura Arosio ha scritto un saggio d’indubbio e generale interesse. Il “legame” in questione, con buona pace di tutti i romantici che lo vorrebbero fondato sui sentimenti più che sulle regole, è il matrimonio. Il colpo di fulmine o la lenta riflessione, l’entusiasmo o anche il calcolo che portano a celebrare una unione (legale o di fatto), sono qui esaminati e documentati con competenza scientifica attingendo spesso alla saggistica straniera in materia. Una ricerca, questa di Laura Arosio, che si svolge con ritmi e schemi chiari e che svela, procedendo per ordine, molti retroscena sociologici e antropologici delle scelte che conducono le coppie al “grande passo”.

Si parte difatti dal primo, essenziale percorso: la scelta del partner. Ora si prospettano subito due bivi: unioni omogame o eterogame. Nel primo caso i coniugi “hanno le stesse origini sociali” ed è la soluzione più praticata nella nostra società (non solo in Italia, ma anche nel resto dei paesi occidentali) e quella socialmente più accettata, mentre le coppie eterogame (ossia quelle unioni “miste”, non solo per disparità culturali, religiose, ma anche per nazionalità differenti) faticano ancora a ottenere l’approvazione della comunità in cui la coppia vive. Pur essendo ancora molto meno frequenti delle altre, stanno però crescendo di numero. Tutto ciò agli occhi di un sociologo ha un significato ben preciso: chiaramente le unioni omogame rafforzano la società di “partenza”, mentre le altre spingono verso un suo superamento. Il libro è ricco di dati sulla situazione italiana da cui emergono alcune tendenze nelle scelte del partner: nel caso di matrimoni con stranieri, gli uomini italiani preferiscono partner dei paesi dell’Est, mentre le donne italiane scelgono di preferenza compagni provenienti da Marocco o Tunisia.

Tra i molteplici aspetti della scelta coniugale, c’è anche quello del “rallentamento”; è infatti figlia degli anni Sessanta la tendenza a sposarsi più tardi: gli uomini a un’età media di 32 anni, le donne intorno ai 30. Da allora il “grande giorno”  si è allontanato sempre più: oggi i trentacinquenne, uomini e donne, senza una fede al dito sono il 30 per cento. I giovani rimandano, aumentano i casi di convivenza e aumentano anche i figli nati al di fuori del matrimonio: oggi in Italia “un bambino su sette nasce da genitori non sposati”. Una statistica impensabile fino a una trentina di anni fa.

Coppie legali, coppie “clandestine”, ruoli e compiti nell’ambito familiare, divorzio, separazione, infedeltà: l’autrice non trascura nulla e analizza il vincolo contratto con il fatidico “sì”, sotto molteplici aspetti. Grafici, statistiche, riferimenti ad altri paesi, nulla è taciuto per garantire alle nuove forme di matrimonio la più ampia panoramica possibile. L’autrice – ricercatrice presso la Facoltà di Sociologia all’Università di Milano Bicocca – ha compiuto uno studio rigoroso che non risulta però troppo freddo e accademico anche perché emergono (fra dati e percentuali) squarci di tradizioni ormai evanescenti (i riti del fidanzamento) o situazioni critiche come le conseguenze di una separazione sulla vita dei coniugi. “L’aumento dell’instabilità coniugale ha rappresentato uno dei più rilevanti cambiamenti sociali che l’Italia ha attraversato nel corso del secolo appena trascorso”, dice Arioso, e l’Italia, con il 5 per cento di matrimoni “scoppiati” tra il 2000 e il 2005 riflette l’andamento medio di tutti i paesi industrializzati. I cambiamenti nella vita dei coniugi sono molteplici: dal cambiamento di status sociale, alle condizioni economiche, alla salute, al tempo libero, alla soddisfazione per la propria vita. Onestamente, dice la Arioso, non possiamo stabilire “se siano gli ex mariti o le ex mogli a risentire maggiormente della fine dell’unione”. La statistica però ci dice che sono generalmente le donne a ritrovarsi come monogenitore (i figli nella grande maggioranza dei casi  sono affidati alla madre) e il dato è di per sé eloquente.

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