Ragni cannibali: il sacrificio dei padri per la prole

Credits: Karina I. Helm

Si accoppiano e subito dopo vengono mangiati dalle femmine. Per noi può sembrare un destino triste, se non terrificante, ma per i maschi di un certo numero di specie animali non è che ordinaria amministrazione. Un estremo sacrificio che nel caso del ragno pescatore (Dolomedes tenebrosus) sembra avere uno scopo nobilissimo: garantirsi una prole sana e abbondante. È quanto suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, che mostra come il sacrificio del maschio aumenti il numero, le dimensioni e le probabilità di sopravvivenza della prole.

È bene sgombrare subito il campo da facili supposizioni: nel caso del ragno pescatore le femmine, sebbene molto più grandi del maschio, non sono la causa della morte dei propri partner. Al termine dell’accoppiamento infatti, quando il maschio ha finito di depositare il proprio sperma nella femmina attraverso un’appendice nota come pedipalpo, un bulbo che è all’interno di questa scatta – per usare le parole dell’autore della ricerca Steven Schwartz – “letteralmente come un air bag”. Il problema è che il bulbo a questo punto rimane gonfio, facendo sì che il ragno inizi a rannicchiarsi in uno stato simile alla morte, nel quale il suo cuore smetterebbe di battere in poche ore se la femmina non decidesse di cibarsene prima.

Ora i ricercatori hanno osservato che le femmine cannibali danno alla luce il doppio dei piccoli rispetto alle femmine che non mangiano i maschi. Inoltre, i ragni con madri cannibali crescono circa del 20% in più e sopravvivono il 50% più a lungo di quelli le cui madri si astengono dallo spuntino post-sesso. Benefici simili inoltre non sono stati riscontrati quando i ricercatori hanno deciso di verificare se consumare un grillo delle stesse dimensioni, al posto di un ragno maschio, potesse conferire gli stessi vantaggi.

“È solo quando una femmina mangia il maschio che vediamo questi benefici”, ha sottolineato Schwartz. “Quindi c’è qualcosa di unico, qualcosa di speciale, che riguarda i maschi”, ha continuato il ricercatore. “Ci potrebbe essere una sostanza nutritiva, o forse un cocktail di sostanze nutritive, che è in qualche modo concentrato nei corpi dei maschi”.

Marco Arcidiacono

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