Si sarebbe schiantato nel cratere Hertzsprung, sulla faccia nascosta della Luna, il misterioso razzo “senza nome” avvistato e segnalato dall’astronomo Bill Gray lo scorso gennaio dal sito Project Pluto. L’impatto, avvenuto il 4 marzo a una velocità di circa 9300 chilometri orari, avrebbe creato un nuovo cratere di circa 20 metri di diametro.
Il condizionale è d’obbligo perché l’evento eccezionale non ha avuto testimoni. L’impatto è avvenuto sulla faccia della Luna che non vediamo mai dalla Terra e al momento dello schianto non c’erano satelliti o altri occhi tecnologici a immortalare l’evento. Tuttavia, il software messo a punto da Gray e usato da astronomi di tutto il mondo, avrebbe permesso di calcolare con precisione data e luogo dello schianto del relitto spaziale, che secondo l’astronomo potrebbe essereil booster cinese 2014-065B usato nella missione lunare Chang’e 5-T1 del 2014.
Per una conferma bisognerà aspettare le immagini del Lunar Reconnaisance Orbiter, il modulo della NASA che orbita intorno alla Luna e raccoglie una moltitudine di dati relativi al nostro satellite.
Rottami spaziali: un rischio per le future missioni lunari
Secondo la NASA sono oltre 23.000 i rifiuti spaziali in orbita intorno alla Terra, tra relitti e frammenti di razzi e satelliti. Quelli intorno alla Luna per ora sono ancora nell’ordine delle decine, tuttavia, non esiste un sistema di monitoraggio internazionale per le operazioni in orbita cis-lunare.
“Lo spazio orbitale intorno alla Terra sta diventando sempre più congestionato, dice Roberto Furfaro, ingegnere dei sistemi aerospaziali dell’Università dell’Arizona, dove si sta sviluppando un sistema cibernetico di identificazione e tracciamento degli oggetti presenti nello spazio cis-lunare, con l’obiettivo di evitare collisioni nelle future missioni. Un progetto finanziato con 7,5 milioni di dollari e portato avanti in collaborazione con la US Space Force e l’Air Force. Un primo contributo, con l’auspicio è che si giunga presto all’istituzione di una agenzia internazionale per il monitoraggio dei detriti in orbita, che rischiano di causare seri problemi alle attività spaziali.