Referendum salva-tonno

Gli abitanti dell’isola di Vis, paradiso costiero della Croazia, hanno vinto la loro battaglia contro i giganti dell’industria del sushi. Con un referendum, infatti, hanno detto no alla creazione, lungo la costa, di nuove gabbie galleggianti per l’allevamento del tonno “catturato e ingrassato”, mandando così in fumo i progetti di un’industria che continua a svilupparsi senza regole. Tre i motivi che hanno pesato sull’esito della votazione: gli impianti alterano il paesaggio, inquinano la costa e minacciano la riproduzione dei tonni. “È un risultato importante”, commenta il Wwf Italia. “La Croazia, dopo la Spagna, è il maggior produttore di tonno “allevato” del Mediterraneo con tremila tonnellate di pesce che proviene da otto impianti presenti sulla costa”. L’allevamento del tonno, specie ricchissima di grasso e quindi destinata al mercato giapponese del sushi, è in costante aumento: nel 2001 sono state prodotte circa ventimila tonnellate in tutto il mondo e continuano a fiorire nuovi impianti in tutto il Mediterraneo. I più produttivi si trovano lungo la costa spagnola della Murcia ma anche in Italia iniziano a comparire impianti simili, per esempio in Sicilia dove ce ne sono già tre: a Castellamare del Golfo, a Milazzo e a Pozzallo. Ma la creazione di queste strutture ha delle conseguenze dannose sull’ambiente e sulla specie. Per rifornire gli allevamenti, infatti, si catturano gli esemplari giovani riducendo le potenzialità di riproduzione di questa specie, già decimata da una pesca selvaggia. E, inoltre, per ingrassare i tonni vengono usati dei metodi che provocano un forte inquinamento organico che minaccia l’habitat circostante. Ecco perché nell’aprile del 2002 alcune associazioni ambientaliste hanno proposto una moratoria sullo sviluppo di nuovi allevamenti fino a quando non saranno chiarite a livello nazionale e internazionale le conseguenze di questa attività sull’ambiente e sui pesci. (r.p.)

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