Riabilitare la mente

Rappresenta la metà delle forme di demenza senile e colpisce, solo in Italia, circa 600.000 persone. Perdita di memoria, difficoltà nel linguaggio e disorientamento spazio-temporale sono i primi campanelli di allarme, che annunciano l’esordio di una malattia grave, inesorabilmente progressiva e, in ultimo, invalidante quale è l’Alzheimer. Ai disturbi cognitivi si accompagnano i disturbi di comportamento. I malati iniziano a manifestare aggressività, apatia, depressione grave, antisocialità, insonnia, inquietudine. È il lato peggiore della malattia, e il tema, in occasione della XI giornata mondiale dell’Alzheimer, dell’incontro che si è svolto venerdì 17 settembre fra medici e ricercatori nazionali e internazionali, presso l’Irccs-Centro S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia. Il convegno è dedicato ai principali avanzamenti nella diagnosi clinica e nelle soluzioni terapeutiche dei disturbi del comportamento nei pazienti con malattia di Alzheimer. I buchi neri intorno alla malattia sono tanti. Non ci sono esami diagnostici mirati, sebbene, a un certo punto, l’Alzheimer non lasci molto adito a dubbi. Non ci sono cure, né per bloccare, né per prevenire, né per rallentare l’evoluzione della malattia. Anche sulle cause scatenanti non ci sono certezze. “All’origine delle degenerazione delle cellule neurali concorrono probabilmente un insieme di ragioni” afferma Paolo Maria Rossini, direttore scientifico dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia. “La predisposizione genetica, un forte trauma cranico nel corso della vita, la bassa scolarizzazione possono essere fattori di rischio. Ma niente spiega davvero come mai, a un certo punto, qualcosa nel cervello smette di funzionare”.Se i deficit di memoria e la perdita della capacità di giudizio comportano una progressiva perdita di autonomia per i malati di Alzheimer, i cambiamenti della personalità rappresentano l’aspetto più gravoso per chi sta loro accanto. “Nell’80 per cento dei casi i malati sono assistiti in famiglia. Non di rado è il solo coniuge, anziano anch’esso, a farsi carico di una situazione drammatica” sottolinea Rossini. Chi soffre di Alzheimer è soggetto a cambiamenti di umore, da tranquillo diventa, in modo repentino o senza apparente ragione, irascibile, sospettoso, diffidente o aggressivo. Dice e fa cose che non avrebbe mai detto e fatto prima, può non riconoscere amici e parenti e reagire in modo violento, considerandoli come estranei che si aggirano per casa, può avere allucinazioni visive e atteggiamenti inconsulti. Sul versante opposto può cadere in uno stato di totale apatia, non reagire ad alcuno stimolo, perdere interesse per tutto.”Nella gestione dei disturbi comportamentali i farmaci possono aiutare, ma fino a un certo punto” continua Rossini. “Sono stati messi a punto dei farmaci antipsicotici atipici, che non hanno gli effetti collaterali degli antipsicotici, come sintomi tipo Parkinson o bruschi abbassamenti di pressione. Ma i farmaci, in genere, migliorano le manifestazioni della malattia solo per un certo periodo. Più importante invece è agire sul fronte della riabilitazione cognitiva e del riorientamento alla realtà in centri specializzati”. L’Unità operativa Alzheimer dell’Irccs bresciano è nata nel 1990 per rispondere in modo specialistico a questa esigenza. È una struttura ospedaliera d’eccellenza, in grado di diversificare i propri servizi in base allo stadio della malattia. Purtroppo a livello nazionale la situazione non è così rosea. “Gli interventi sanitari sono spesso carenti e inadeguati, mancano centri d’accoglienza, manca un coordinamento su scala nazionale” denuncia Rossini. “Chi soffre di Alzheimer non dovrebbe essere costretto a girare mezza Italia per rivolgersi a centri specializzati. Per di più, le condizioni dei malati peggiorano drasticamente quando li si allontana dal loro ambiente, perché perdono i già pochi punti di riferimento che hanno”. In attesa che nascano altre unità operative Alzheimer sarà disponibile un servizio di teleconsulto, che attraverso sistemi di comunicazione telematica ed informatica, consentirà un rapido accesso alla consulenza di esperti e alle informazioni del paziente, a prescindere dal luogo in cui questo si trovi.

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