Ricerca, gli uomini imbrogliano più delle donne

Anche la propensione alla frode ha una variabile di genere, soprattutto in ambito accademico. Quando infatti si tratta di bluffare – che sia plagio, falsificazione o aggiustamento dei risultati di una ricerca – gli uomini sono più propensi a cambiare le carte in tavola delle donne. E’ quanto emerge da uno studio dei ricercatori della Rutgers University, dalla University of Washington School of Medicine e dall’Albert Einstein College of Medicine, che presentano i risultati della loro ricerca su mBio

Per capire chi tra uomini e donne fosse più propenso a rompere le regole, gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti dall’U.S. Office of Research Integrity, un’associazione che si occupa di analizzare la cattiva condotta in ambito scientifico (come appunto plagi o falsificazioni dei dati). Dei 228 casi di comportamento scorretto presi in esame, catalogati dal 1994 al 2012, il 94% è stato classificato come frode. Di questo, il 66% era stato commesso da personale di sesso maschile, una percentuale, come precisano i ricercatori, che supera la rappresentanza degli uomini all’interno delle facoltà scientifiche. Basti pensare che i docenti maschi nelle facoltà sono circa il 70%, e la percentuale di frodi maschili riscontrate per questa posizione accademica è dell’88%.

A rendere interessanti i dati non sono solo le percentuali riguardanti il sesso, ma anche quelle sui ruoli ricoperti da chi commette le frodi. Sebbene infatti nessuno sia immune da una cattiva condotta scientifica, docenti e personale di ricerca costituiscono il 60% del totale dei casi, contro il 40% circa di studenti e post-doc. Un risultato in parte sorprendente, visto che, come suggeriscono i ricercatori, sarebbe più logico forse attendersi un comportamento sleale, che funzioni da scorciatoia, da parte di un giovane che deve ancora costruirsi una carriera, piuttosto che da qualcuno che una posizione ce l’ha già. Invece i senior sono particolarmente propensi a giocare fuori delle regole. Forse perché, azzardano i ricercatori, anche le posizioni più alte sono sotto pressione: docenti spesso a capo di grandi laboratori devono accumulare pubblicazioni se vogliono ottenere i finanziamenti per andare avanti e magari questo può portali più facilmente a barare sui dati.

Lo studio non ha considerato le ragioni dietro il gap di genere riscontrato, ma non esclude che le cause possano essere anche biologiche. “Come ha mostrato la ricerca i maschi tendono ad essere più amanti del rischio di quanto lo siano le femmine, e commettere delle frodi comporta un rischio”, ha commentato in proposito Arturo Casadevall dell’Albert Einstein College of Medicine, tra gli autori: “può anche essere che gli uomini siano più competitivi, o che le donne più sensibili alle minacce delle sanzioni. Credo però che la migliore risposta sia che in realtà non lo sappiamo. Adesso che abbiamo documentato il problema, dobbiamo intraprendere una discussione seria su quello che sta succendendo e su cosa possiamo fare al riguardo”. 

Riferimenti: mBio Doi: 10.1128/mBio.00640-12

Credits immagine: Nic’s events/Flickr

1 commento

  1. L’ennesima ragione per affidare i ruoli di comando e di prestigio soltanto alle donne! E’ evidente che siamo molto meno evoluti delle donne, perciò, cari maschietti, facciamoci da parte!

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