Chi non vuole le fonti rinnovabili? In linea di massima nessuno alzerebbe la mano, salvo però avere qualche riserva quando si passa dalla teoria alla pratica. Secondo i ricercatori di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova non si tratterebbe soltanto del classico effetto Ninby (Not in my backyard), per cui ogni nuova opera è ben vista purché non si costruisca nelle vicinanze della propria abitazione. Come riportano gli studiosi, i motivi della discrepanza tra quanto emerge dai sondaggi come Eurostat e quanto poi si verifica nella realtà vanno piuttosto ricercati in una serie di fattori che interessano la sfera della percezione della giustizia, della condivisione di costi e benefici sia economici che ambientali, nelle speranze attese e nella partecipazione al progetto da parte della popolazione.
Per comprendere e analizzare quali sono i fattori percepiti importanti dalla popolazione e dagli esperti del settore energia, l’ateneo sta conducendo uno studio sull’accettabilità sociale delle fonti rinnovabili e delle nuove tecnologie attraverso un sondaggio online. Chiunque può rispondere alle domande ed entrare a far parte del campione dello studio, fornendo l’indirizzo e-mail (qui il link).
“Ho considerato undici tecnologie rinnovabili, più il nucleare e il termoelettrico tradizionale”, spiega a Galileo Fabio Disconzi, che ha ideato il questionario: “L’idea è cercare di capire quali sono le differenze nella percezione pubblica e, quindi, quali possono essere le migliori strategie da adottare per favorire l’accettabilità sociale di ciascuna. Un altro obiettivo è individuare, se esistono, le differenze tra le percezioni di cittadini e esperti”.
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