Riscritta la storia dei Maya

Due maschere in perfetto stato di conservazione, raffiguranti volti umani, alte cinque metri e larghe tre, con bocche squadrate e denti da serpente, occhi intagliati e decorati da piccoli chicchi di grano. Sono solo una parte dell’incredibile tesoro portato alla luce da un’equipe di archeologi della Vanderbilt University di Nashville, guidata dall’italiano Francisco Estrada Belli. Il sito di Cival, dove sono state effettuate le scoperte, si trova in una località finora poco esplorata del nord-est del Guatemala. Qui sono già state portate in superficie piramidi monumentali e diversi oggetti religiosi in giada che, alla luce dell’ultimo ritrovamento effettuato, potrebbero costringere gli studiosi a modificare la datazione delle tappe della civiltà Maya. L’antica città, con le strade e la piazza orientati verso l’alba dell’equinozio e con la planimetria adibita alla misurazione del tempo, era probabilmente sede di una civiltà dall’articolato simbolismo religioso. Come osservato da Estrada Belli, le due maschere ritrovate potrebbero raffigurare il complesso culto di una divinità del frumento, manifestazione di una società evoluta tipica piuttosto del cosiddetto ‘periodo classico’ che inizia intorno al 300 a.C. I reperti venuti alla luce farebbero invece datare il periodo di massimo splendore di Cival intorno al 500 a.C., anticipando di ben due secoli l’avvento della più sofisticata cultura Maya. (m.zi.)

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