Risolto il mistero dei pendoli sincroni

Il primo a osservare il fenomeno fu Christiaan Huygens, nel 1665. Il fisico olandese era a letto, malato di una leggera influenza, e notò che i suoi due pendoli appesi al muro, le cui oscillazioni erano iniziate in maniera del tutto arbitraria, tendevano a sincronizzarsi nell’arco di circa trenta minuti. In particolare, le aste con i pesi oscillavano sincronicamente in direzioni opposte. Sembra un problema semplice, ma evidentemente non lo è: la comunità scientifica, in oltre tre secoli e mezzo, non era riuscita a trovare una soluzione a questo “strano tipo di empatia”, come lo definì lo stesso Huygens. Almeno finora: Henrique Oliveira, matematico all’Università di Lisbon, racconta infatti in un articolo appena pubblicato su Scientific Reports di essere venuto a capo della soluzione del problema.

Secondo i calcoli di Oliveira, il fenomeno è legato alla propagazione delle onde sonore, generate dall’oscillazione dei pendoli, da un orologio all’altro. Le onde sonore, in particolare, si propagherebbero attraverso il muro (infatti la condizione necessaria per il fenomeno è che i pendoli siano appesi allo stesso muro) e perturberebbero le oscillazioni dell’asta finché i pendoli non si muovono in opposizione sincronizzata. “I due pendoli”, spiega Oliveira, “interagiscono tra loro, scambiandosi due calci, uno in una direzione e l’altro in quella opposto. Solo quando i pendoli sono in opposizione l’effetto delle due perturbazioni si cancella”.

Luis Melo, coautore del lavoro, ha sviluppato un modello matematico delle oscillazioni: la teoria è stata poi validata da una serie di esperimenti effettuati lasciando oscillare due pendoli appesi su un binario di alluminio. Le scoperte, secondo gli autori, mostrano che “anche interazioni molto piccole possono comportare la sincronizzazione di sistemi macroscopici”. Un principio osservato anche in altre discipline, come l’economia, l’elettronica e la biologia: si pensi, per esempio, alla sincronizzazione delle cellule del cuore per generare i battiti cardiaci.

Credits immagine: Musée de l’horlogerie/Flickr CC

 

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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