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Cinema, cosa fanno i film di Hitchcock al cervello

Definito da molti come un re del thriller evocatore dell’inconscio, Alfred Hitchcock è riuscito nel suo intento: far soffrire il pubblico il più possibile. E oggi sappiamo anche come. Attraverso la sensazione di immedesimazione creata dalle sue scene di suspense, l’attività cerebrale si sposterebbe dalle zone periferiche a quelle centrali, consentendo a chi guarda di concentrarsi maggiormente sulla storia, diversamente da quanto accade al calare della suspense. Lo hanno scoperto i ricercatori del Georgia Institute of Technology, come raccontano in uno studio su Neuroscience.

“Abbiamo trovato la prova scientifica all’idea che le persone siano figurativamente trasportate all’interno della narrazione”, spiega Matt Bezdek, responsabile della ricerca. Per farlo,iI ricercatori hanno proposto ad alcuni spettatori la visione di dieci scene tratte da altrettanti film, tra cui Intrigo Internazionale del 1959 e L’uomo che sapeva troppo del 1956, di Hitchcock appunto, ma anche Alien, una science fiction firmata da Ridley Scott nel 1979, e Misery, thriller psicologico del 1990 basato su un romanzo di Stephen King.

I partecipanti hanno assistito alle proiezioni all’interno di una macchina per la risonanza magnetica, e sono stati invitati a guardare le scene su scala ridotta, poste al centro dello schermo e circondate da una scacchiera lampeggiante, volutamente utilizzata come mezzo di distrazione, visto che i neuroni della zona della corteccia dove l’informazione visiva viene proiettata sono attratti da questo tipo di movimento (la scissura calcarina).

Al momento delle scene a maggior impatto visivo ed emotivo, i ricercatori hanno rilevato un aumento dell’attività cerebrale nelle zone centrali di elaborazione delle immagini, intorno alla scissura calcarina appunto, e una conseguente diminuzione dell’attività nelle aree di elaborazione visiva periferiche. Quindi, è come se il cervello, riconoscendo le informazioni critiche da elaborare, distogliesse l’attenzione dal contenuto visivo di ciò che sta guardando ma non ha importanza, consentendo così alla suspense di sopprimere temporaneamente la normale risposta dei neuroni, dato che anche altre parti del cervello, coinvolte nell’elaborazione visiva di ordine superiore, si sono dimostrate sensibili ai colori e ai movimenti sullo schermo.

Ad esempio, nel caso di Intrigo Internazionale si è notato un forte cambiamento nell’attività cerebrale degli spettatori durante la scena in cui un aereo in volo piomba su Cary Grant, protagonista della pellicola, diversamente da quanto accade invece al momento della scena in cui l’attore si nasconde in un campo di grano. Nella prima, l’attenzione dello spettatore si concentra talmente tanto sulla pellicola, grazie agli stimoli emotivi creati dalla suspense, da indurre il cervello ad una attività più intensa (che riesce a superare la distrazione della scacchiera lampeggiante). Nella seconda, invece, l’attività neurale inverte la rotta e l’attenzione cala, ampliando il proprio sguardo anche alla scacchiera lampeggiante, che torna a disturbare nuovamente i neuroni.

Riferimenti: Neuroscience, doi:10.1016/j.neuroscience.2015.06.055

Credits immagine: Jeroen Mirck/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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