Rotavirus, cos’è e cosa si può fare per prevenire l’infezione

Diarrea acuta, grave debilitazione e disidratazione, vomito. Di fronte a questi sintomi i genitori non hanno dubbi e corrono al pronto soccorso: e lì scoprono, con tutta probabilità, che loro figlio ha un’infezione da rotavirus. In Italia si contano due casi come questo ogni ora, soprattutto nel periodo invernale, per un totale di più di 14mila ricoveri ogni anno. Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di piccoli con meno di 2 anni, età nella quale la perdita di liquidi e sali minerali diventa particolarmente significativa anche in rapporto al peso del bambino. L’infezione da rotavirus non colpisce solo i paesi in via di sviluppo, ma è ben presente anche in Europa, dove ogni anno si contano 231 decessi, oltre 87mila ospedalizzazioni e quasi 700mila visite mediche correlate a questo patogeno. In Italia una stima del carico globale di malattia riporta che le gastroenteriti acute da rotavirus colpiscono – ogni anno – più di 400mila bambini al di sotto dei 5 anni, con 240mila casi gestiti a domicilio, più di 50mila accessi al pronto soccorso, 8mila infezioni nosocomiali e 2 decessi. Ma come agisce il rotavirus e cosa si può fare per evitare l’infezione? Facciamo chiarezza grazie a Susanna Esposito, direttore della Clinica Pediatrica I della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Paolo Bonanni, ordinario di Igiene Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Firenze e Giorgio Conforti, pediatra di famiglia a Genova.

Cos’è il rotavirus?

Il Rotavirus è un virus a Rna che al microscopio appare simile a una ruota, da cui il nome. È presente nell’ambiente in sei diverse specie: tre di queste sono pericolose per l’essere umano. Si tratta del Rotavirus A, che provoca le infezioni più gravi, e i tipi B e C, che pure provocano sintomi ma spesso più sfumati. Il virus è diffuso in tutto il mondo. In Europa e in Italia, il periodo di massima diffusione è nei mesi invernali, tra novembre e marzo, quando si verificano i picchi di incidenza stagionale. Il virus è comunque presente tutto l’anno e nelle aree più povere del mondo provoca ogni anno la morte per diarrea di almeno 600mila bambini, in base alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, tanto da essere considerato un’emergenza sanitaria.

Come si trasmette?

La principale via di trasmissione del virus è quella oro-fecale: non va comunque dimenticato che in molti casi il virus può passare da una persona all’altra anche attraverso il respiro o tramite un semplice contatto. Si tratta di un virus che può rimanere a lungo nell’ambiente e quindi anche l’ingestione di acqua o cibo contaminato o il semplice contatto con superfici contaminate possono trasmettere l’infezione. Se negli asili nido è soprattutto la contaminazione delle mani a consentire la tramissione del virus, nei luoghi per la ristorazione collettiva è sufficiente che un operatore maneggi verdure o frutta da consumare senza cottura senza essersi lavato adeguatamente le mani per passare l’infezione.

Come si manifesta?

La malattia ha un periodo di incubazione di circa due giorni, dopo i quali arrivano febbre, disturbi gastrici, vomito e diarrea acquosa per 3-8 giorni. Nella maggior parte dei casi, quando si sviluppa una forma blanda di diarrea, i malati guariscono senza alcun trattamento. Tuttavia, una diarrea acuta può portare a disidratazione grave dell’organismo, una condizione che potrebbe anche rivelarsi molto grave senza un intervento adeguato. A rischio sono in particolare i bambini molto piccoli. L’infezione è infatti la causa principale di gastroenterite acuta nei neonati e nei lattanti: colpisce i bambini sotto i 5 anni di età con frequenza particolarmente elevata. Mentre nei neonati l’infezione si associa a sintomi modesti se non addirittura assenti per la presenza di anticorpi materni, nei lattanti (in modo particolare tra i 3 e i 24 mesi) si possono manifestare febbre, vomito, diarrea persistente, raramente interessamento respiratorio, epatico, renale, linfonodale e neurologico. Normalmente la diagnosi si fa sulla scorta di un esame delle feci, in cui possono essere individuati antigeni specifici del virus. Tuttavia il controllo viene effettuato solo in pochissimi casi: la diagnosi viene quasi sempre fatta a partire dai sintomi clinici.

L’infezione da rotavirus si può prevenire?

Sì, grazie a un vaccino orale attenuato vivo per neonati, indicato per l’immunizzazione attiva dei neonati a partire dalla sesta settimana per prevenire la gastroenterite da infezione da rotavirus (GARV): conferisce l’immunità simulando l’infezione spontanea, senza però provocare la gastroenterite. L’Organizzazione mondiale della sanità ha emanato nel 2009 una raccomandazione affinché la vaccinazione anti-RV venga inclusa nei programmi vaccinali di tutti i Paesi. In Italia tutte le Società Scientifiche più importanti (Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) Società Italiana di Pediatria (SIP) e Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) hanno inserito la vaccinazione in offerta attiva e gratuita nel recente aggiornamento del Calendario Vaccinale per la Vita (2014). Solo due Regioni però (Sicilia e Calabria) hanno implementato la vaccinazione antirotavirus, riscontrando una riduzione di casi e di conseguenti ricoveri ospedalieri già dal primo anno di vaccinazione. Dopo un solo anno di vaccinazione in Sicilia, pur con coperture vaccinali non ancora elevate, si è registrata una riduzione superiore al 50 per cento delle ospedalizzazioni nella classe di età maggiormente interessata alla vaccinazione (0-11 mesi).

 

Credits immagine: AJC ajcann.wordpress.com/Flickr CC

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