Il 60% degli italiani è favorevole all’interruzione volontaria di gravidanza a fronte del 26% che si oppone. Per quanto riguarda invece il metodo farmacologico, la pillola Ru 486, è favorevole il 54% mentre il 29% non è d’accordo. All’aumentare dell’età crescono i pareri negativi: il 33,7% degli over 65, contro solo il 17,7% dei giovani di 18-29 anni, nega la legittimità del ricorso all’aborto. E il 36,6% degli anziani non è favorevole alla pillola abortiva, mentre tra i giovani la percentuale di chi ritiene che ne debba essere vietato l’utilizzo scende al 20,5%. Insomma, rispetto all’interruzione della gravidanza mediante l’aborto o attraverso il ricorso alla pillola abortiva, continuano a essere più numerosi i consensi rispetto ai divieti, coerentemente con gli esiti di un processo culturale ormai consolidato negli anni che ha riconosciuto alla donna la piena autonomia nelle scelte che riguardano la sua persona e il suo corpo. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Censis e presentata oggi a Roma in occasione del convegno “Il rapporto medico-paziente. Umanesimo femminile nell’esperienza di Isabella Coghi”.
L’indagine ha analizzato anche altri temi eticamente sensibili che hanno infervorato il dibattito politico degli ultimi anni, mostrando, caso mai ce ne fosse stato ancora bisogno, uno scollamento fra ciò che pensano i cittadini e quello che propugnano molti loro rappresentanti. Il Censis ha chiesto al campione un parere anche sull’utilizzo a fini terapeutici delle cellule staminali embrionali e il 78,2% ha risposto favorevolmente. A dispetto del fatto che in Italia è vietata addirittura la ricerca su questo tipo di cellule.
Infine, la procreazione medicalmente assistita. Il 69,1% degli italiani è favorevole a queste tecniche, il 17,2% ritiene invece che debbano essere vietate, il 13,7% non ha un’opinione in proposito. A fronte di un consenso così ampio sulla fecondazione omologa, quando si parla di fecondazione eterologa (cioè il caso in cui i gameti uniti artificialmente appartengano a un donatore) la quota dei favorevoli si riduce al 50,5% e il 30,2% non approva il ricorso a questa tecnica di fecondazione artificiale. Sulla diagnosi pre-impianto dell’embrione è d’accordo il 52,3%, mentre il 26,5% non è favorevole. Forte è il disaccordo rispetto alla possibilità di scegliere il sesso del nascituro (75,9%): solo l’8,2% ritiene che debba essere consentita e il 15,9% non sa esprimere un’opinione al riguardo.
I pareri favorevoli sulla procreazione medicalmente assistita sono maggiori tra le persone con un titolo di studio più elevato, che hanno la possibilità di accedere a un numero maggiore di informazioni sul tema. L’81,7% dei laureati è favorevole contro il 33,3% di chi ha solo la licenza elementare. Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, è d’accordo il 63,5% dei laureati contro solo il 20,5% delle persone meno scolarizzate. E la diagnosi pre-impianto trova consensi tra il 63,6% dei primi contro solo il 24,6% delle seconde.