Gli shopper non biodegradabili devono essere definitivamente messi al bando. L’ordinanza emessa il 18 aprile scorso dal Consiglio di Stato è la pietra tombale sui sacchetti di plastica inquinanti: con questa sentenza si conferma, infatti, il rigetto del ricorso con cui Unionplast (Unione Nazionale Industrie Trasformatrici Materie Plastiche), insieme a quattro aziende produttrici di shopper, chiedeva la sospensione del divieto alla commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili, così come invece previsto dalla legge Finanziaria 2007 in vigore dal il 1° gennaio 2011.
Legambiente è intervenuta ad opponendum contro il ricorso dei produttori di plastica, sostenendo le ragioni del Ministero dell’Ambiente. E per l’occasione ha compilato un ampio dossier sul tema, che ne testimonia l’impegno in questi anni. In Italia si consumano annualmente circa 20 miliardi di sacchetti di plastica, 300 a testa.
La produzione e lo spreco massiccio della classica busta generano una quantità abnorme di anidride carbonica: l’Agenzia per l’Ambiente del governo australiano ha stimato che si tratta di 2.109 chilogrammi di CO2 per ogni chilo di sacchetti di plastica, ovvero quasi 10 chili di CO2 a famiglia all’anno. Ciò detto, lo smaltimento finale e la dispersione dei sacchetti nell’ambiente restano la maggior incognita, a causa della loro volatilità e della loro persistenza (per decenni, se non per secoli) nell’ambiente. Il divieto di commercializzazione è ormai operativo per legge ed alcuni colossi della grande distribuzione si sono adattati promuovendo l’uso di sacchetti di carta o di scatole di cartone, anche se il fenomeno riguarda, per ora, solo alcune zone del paese.
Legambiente, grazie al concorso annuale “Comuni ricicloni”, ha appurato che sono più di un centinaio i comuni che hanno bandito o comunque limitato l’uso del sacchetto di plastica. In testa c’è Torino, con una popolazione di 900.000 abitanti: dopo qualche settimana di stand by, il Consiglio comunale ha recentemente votato all’unanimità il divieto di distribuzione degli shopper a canottiera, sia a titolo oneroso che gratuito. Ma non è tutto. Anche sindaco di Bari si è dato da fare, firmando un’ordinanza che introduce una multa fino a 500 euro per scoraggiare la circolazione dei sacchetti illegali.
“Non ci sono più attenuanti e bisognerà far rispettare il divieto di commercializzazione delle buste di plastica, e questo apre uno spazio interessante sulle necessarie modifiche da apportare al nostro modello di consumo”, scrive Tommaso Sodano, ex presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato, nel suo blog. “Non si tratterà solo di cambiare la plastica con prodotto biodegradabile ma di ridurre il consumo di imballaggi. Bisogna prevenire la produzione dei rifiuti. Si tratta di una rivoluzione epocale e questa sentenza è un piccolo mattone”.