Salvati da un Dna di scorta

Quando un batterio incontra un ostacolo, per esempio un farmaco antibiotico, gli basta sostituire pochi geni per riuscire ad aggirarlo. È questa, secondo i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) americano, la strategia di adattamento dello Staphylococcus aureus, il batterio responsabile di numerose infezioni umane, tra le quali lo shock anafilattico. La scoperta, di fondamentale importanza per la messa a punto di nuovi ed efficaci antibiotici e vaccini, evidenzia la facilità con la quale i batteri possono trasformarsi da innocui a pericolosi. E sviluppare resistenza agli antibiotici. Lo Staphylococcus aureus è un microbo molto comune che, pur trovandosi nell’organismo della maggior parte delle persone, spesso non causa alcuna malattia. Solo alcuni ceppi di questo batterio sono effettivamente patogeni. Secondo James Musser, batteriologo presso il laboratorio Niaid di Hamilton, nel Montana, questo dipenderebbe dal cosiddetto Dna “di emergenza”: un Dna che non ha nulla a che fare con i processi vitali del batterio, ma che ne regola la capacità di adattamento e il grado di patogenicità. Musser e i colleghi hanno confrontato 36 ceppi differenti di microrganismo con la tecnica del “Dna micrarray” – un sistema di analisi rapida del Dna – e si sono accorti che quasi un quarto del genoma dei batteri è rappresentato da questo Dna di scorta. L’adattamento, dicono i ricercatori, avviene a piccoli passi: il batterio raccoglie i geni di emergenza dal nuovo ambiente e li aggiunge gradatamente al proprio corredo genetico. È così che si sviluppa la resistenza agli antibiotici. “Ora – annuncia Musser – stiamo cercando di capire se ci sono particolari ceppi preposti al trasferimento o alla raccolta dei geni di emergenza. In questo modo sapremo se e quali sono i ceppi batterici da tenere sotto stretta sorveglianza.” (f.n.)

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