Categorie: Salute

Sanità: solo in 5 Regioni il percorso per la Sclerosi

Individuare il percorso più appropriato per ogni paziente, garantire la sua presa in carico per tutto il tempo necessario, nei centri ospedalieri e sul territorio, assistere tempestivamente i malati e le loro famiglie, garantire a tutti un trattamento adeguato, programmare gli interventi sanitari, risparmiare risorse. Tutto questo si può fare anche grazie a uno strumento che ha ormai assunto un ruolo centrale in Sanità: il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA). Uno strumento essenziale nella gestione di malattie croniche e degenerative come la Sclerosi Multipla. A oggi sono solo 5 le Regioni che si sono dotate di questo strumento per la SM (Sicilia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Toscana) e altre 3 stanno per farlo (Sardegna, Umbria e Puglia). E il rischio, ancora una volta, è che ci siano malati di serie A e malati di serie B, aree d’Italia dove si viene curati e seguiti nella maniera più efficiente e zone dove invece risorse umane ed economiche vengono sprecate.

È per questo che venerdì 13 novembre Aism – Associazione Italiana Sclerosi Multipla – ha promosso un convegno a Roma, così da promuovere una collaborazione fra tutti gli attori impegnati nel mondo della SM, ed elaborare delle proposte per la messa a punto di livelli essenziali di salute e di assistenza che siano riconosciuti e attuati su tutto il territorio. Garantire il diritto a percorsi integrati e personalizzati di presa in carico in tutte le fasi di vita e di evoluzione della SM è infatti, in assoluto, la priorità dell’Agenda Sclerosi Multipla 2020.

“La Sclerosi Multipla è un’emergenza per l’intera società: si tratta di una patologia ad alto costo e ad alto impatto sociale. Va affrontata con concretezza, partendo dal riconoscimento dei diritti delle persone con SM”, ha dichiarato Mario Alberto Battaglia, presidente FISM, Fondazione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Appropriatezza, efficienza, equità

Cosa è un PDTA. Nel contesto italiano, il “PDTA” (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) è lo strumento che il Piano Sanitario Nazionale prevede per garantire alle persone con patologie ad alto impatto sociale e ad alto costo una presa in carico individualizzata a partire dalla diagnosi, l’accesso uniforme a servizi e prestazioni in relazione alle fasi della malattia, alla sintomatologia, ai livelli di disabilità, ai bisogni. I soggetti principali in cui possono e devono essere adottati i PDTA sono le Regioni con funzioni di indirizzo, le singole aziende ospedaliere e le aziende sanitarie, con particolare riferimento anche ai servizi territoriali.

Grazie al PDTA, l’appropriatezza, la ricerca dell’efficienza, la razionalizzazione dei sistemi e dei processi di offerta dei servizi e delle prestazioni, la qualità e le competenze, si combinano e diventano un tutt’uno con l’affermazione del diritto alla cura e all’inclusione, portando a nuove e più strutturali ed eque risposte per la comunità delle persone con SM e dei loro familiari.

Il PDTA, infatti, individua il percorso più appropriato per ogni paziente: dal momento della diagnosi a quello della cura, prendendo in carico il paziente nel suo percorso terapeutico e assistenziale.

Il PDTA deve mettere la persona al centro del percorso: assicurando una diagnosi tempestiva, la scelta della terapia e dei farmaci più appropriati per ognuno, garantendo assistenza al paziente e ai suoi caregiver.

Il PDTA fa risparmiare il sistema sanitario perché permette di gestire in maniera ottimale le risorse grazie alla programmazione che si riflette in una maggiore efficienza, anche dal punto di vista economico.

Il PDTA riduce i costi indiretti legati alle malattie, quelli dovuti alla riduzione della produttività delle persone malate, che nella SM sono particolarmente ingenti. Infatti, se il paziente segue fin dall’inizio un percorso corretto di assistenza e cura si riducono i costi dovuti alla comparsa di disabilità.

La strada verso un modello comune

“Il PDTA va considerato un investimento, prima di tutto di idee ma anche di relazioni e di organizzazione, non necessariamente a maggior costo, ma soprattutto con ritorni potenzialmente altissimi sul miglioramento della condizione di vita delle persone con SM”, ha aggiunto Paolo Bandiera, responsabile Welfare AISM: “Il convegno ha sancito l’avvio di un percorso collaborativo che, integrando le esperienze e i diversi modelli, vuole portare alla messa a punto di livelli essenziali di salute e di assistenza per la SM e al loro riconoscimento su scala nazionale”.

“È arrivato il momento di definire gli obiettivi comuni”, emerge dalla tavola rotonda delle cinque Regioni che hanno già adottato i PDTA per la SM: “di dedicare risorse, attuare interventi e adottare nuove soluzioni, in linea con le politiche generali attraverso l’integrazione socio-sanitaria, la presa in carico della cronicità, la continuità ospedale territorio. È necessario integrare linguaggi, culture, approcci, terapie, identificare nuovi strumenti e categorie comuni di monitoraggio e valutazione, condividere misure d’impatto di questo approccio sulle persone”.

 

Letizia Gabaglio

Laureata in Filosofia, ha da sempre il pallino per la divulgazione scientifica e per l'organizzazione di cose e persone. E' riuscita a soddisfare entrambe a Galileo.

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