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Presentismo, quando il problema è andare “troppo” al lavoro

L’assenteismo è sicuramente un problema che provoca ogni anno gravi danni all’economia. Sorprendentemente, lo stesso accade però per il presentismo, cioè la tendenza a andare a lavorare anche quando si è malati, per ragioni estremamente variabili. Una ricerca condotta dall’università dell’East Anglia e pubblicata sul Journal of Occupational Health Psychology ha cercato di indagarne le cause, analizzando i risultati di 61 studi sull’argomento (per un totale di oltre 175.000 partecipanti, provenienti da tutti i paesi dell’Unione Europea). Fra quelle prese in esame, una delle ragioni che incide maggiormente è la precarietà: più il posto è a rischio, più ci si ritrova a lavorare quando si è malati.

Contrariamente (ma solo a una prima analisi) a quanto ci si aspetterebbe, un ambiente di lavoro stressante porta le persone a assentarsi di meno: alte richieste di produttività, ambienti conflittuali, staff insufficienti a coprire tutto il lavoro necessario, abusi e discriminazioni sono tutti fattori legati all’aumento del presentismo. Più l’ambiente di lavoro è buono, invece (e più i rapporti con manager e colleghi sono rilassati), meno si sente il bisogno di andare al lavoro quando si sta male.

Non sorprende, qui, scoprire che politiche troppo severe adoperate dalle aziende per ridurre le assenze dei dipendenti (come le azioni disciplinari nei confronti degli assenteisti, o la riduzione dello stipendio a chi salta giorni di lavoro) portino le persone a riempire gli uffici anche quando dovrebbero rimanere a casa.

Non sempre, però le ragioni del presentismo sono negative: anche un’alta motivazione personale, la soddisfazione sul lavoro e il senso di appartenenza e fedeltà all’azienda possono indurre le persone a venire al lavoro quando ammalate. Lo stesso possono fare alcuni tratti di personalità dei dipendenti, come la tendenza a una visione ottimista della vita.

Ma pensare di poter lavorare anche quando non si sarebbe in condizioni di farlo può avere conseguenze spiacevoli: il presentismo è stato messo in relazione con errori, bassa produttività, aggravamento delle condizioni di salute. Secondo alcuni studi tra quelli presi in esame, il calo di produttività dovuto a questo comportamento sarebbe addirittura superiore rispetto a quello dell’assenteismo. Il britannico Centre for Mental Health ha stimato che il presentismo costerebbe all’economia inglese circa 15 miliari di sterline all’anno (circa 21 miliardi). Un’ottima ragione per contrastarlo, magari diminuendo la pressione esercitata sui dipendenti e riducendo il loro carico di lavoro a loro affidato.

Riferimento: Journal of Occupational Health Psychology, DOI: http://dx.doi.org/10.1037/ocp0000015
Credits immagine: Phil and Pam Gradwell (to be)/Flickr CC

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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