Categorie: SaluteSocietà

Save the Children fotografa la maternità in Italia

Se non bastasse la vicenda della piccola Nicole a ricordarci le criticità del parto e dell’assistenza ai neonati presenti ancora oggi in Italia, ci pensa Save the Children, che ha appena pubblicato il report Mamme in arrivo, parte del progetto dell’organizzazione Fiocchi in Ospedale per il sostegno ai piccoli e ai loro genitori. Dal documento emerge così che, sebbene per il nostro paese si parli diqualità diffusa per l’assistenza a mamme in attesa o che hanno appena partorito, di criticità sul territorio nazionale ce ne sono eccome, così come di importanti differenze territoriali.

Dal rapporto infatti si evince che il 29% dei punti nascita (su un totale di 521) non è il linea con i parametri. Perché? Vi si effettuano meno di 500 parti l’anno e si riscontrano insufficiente disponibilità di personale medico/ostetrico e di servizi di trasporto materno e neonatale di emergenza. La maggior parte di queste strutture si trova al Sud: Campania, Sicilia, Lazio, Sardegna.

In Italia inoltre si ricorre ancora troppo ai parti cesarei: nel 2013 sono stati pari al 36,3% del totale (la percentuale più alta in Europa e più del doppio di quanto raccomandato dall’Organizzazione modniale della sanità). Le regioni col più alto tasso di cesareo sono Campania, Molise, Puglia e Sicilia.

Nelle regioni meridionali inoltre il tasso di mortalità infantile è maggiore del 30% rispetto alle regioni settentrionali (pur rimanendo, per l’Italia in generale, tra i più bassi del mondo).

A questo va aggiunto che il numero di consultori negli anni è andato diminuendo, ed oggi ne abbiamo circa 1 ogni 29mila abitanti (pari a 1911, di più ce ne sono in Val d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna, meno in Molise, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano); la copertura degli asili nido pubblici è limitata (solo il 13% dei bimbi sotto i due anni, e solo il 2% in Campania e Calabria) e solo il 4,8% della spesa sociale è destinato alle famiglie quando invece è del 13,8% la percentuale di bambini che nasce e vive in famiglie in povertà assoluta.

Il rapporto di Save the Children fotografa anche le caratteristiche demografiche delle neomamme: aumentano quelle straniere (sono il 20%, soprattutto rumene, marocchine, albanesi, cinesi); diminuiscono le mamme teen ager ed aumenta la tendenza ad avere figli più in là nel tempo (ma meno al sud in questo caso), con una media di 31 anni per le neomamme. Entrando nel merito ndei numeri si scopre che 8 neonati su 100 hanno una madre di 40 anni e più mentre 11 su 100 con meno di 25 anni. Infine, guardando al tema maternità e lavoro si scopre che sono tante le donne che lo lasciano o lo perdono dopo la gravidanza: 1/5 delle neomamme.

A fronte dei dati, Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children, ha commentato: “Il percorso nascita non può continuare ad essere a ostacoli e bisogna intervenire perché, insieme al miglioramento dell’assistenza sanitaria, si rafforzi la rete degli interventi sociali per le neo-mamme e coppie, assicurando continuità di cura fra ospedale e territorio e il coordinamento degli interventi di sostegno del percorso nascita, inclusi quelli delle organizzazioni non profit, come il progetto Fiocchi in Ospedale di Save the Children”.

Via: Wired.it

Credits immagine: IamNotUnique/Flickr CC

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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