Ecco lo scarafaggio cyborg, si ricarica al sole e si controlla da remoto

Scarafaggio

La blatta fischiante del Madagascar, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformata in un enorme cyborg immondo. La profezia delle Metamorfosi di Franz Kafka si è avverata, ma al contrario: un’équipe di scienziati del Thin Film Device Laboratory al Riken, in Giappone, ha infatti appena perfezionato un bizzarro ibrido insetto-robot, attaccando al dorso di Gromphadormina portentosa – questo il nome scientifico della blatta fischiante – un chip dotato di batteria solare con il quale è possibile controllare da remoto le zampe dell’animale, facendolo dirigere dove si vuole. La cosa avviene mentre lo scarafaggio è ancora vivo, il che rende il tutto abbastanza inquietante e anche, per certi versi, eticamente controverso (questione, tra l’altro, già sollevata diversi anni fa). I ricercatori sostengono che gli insetti cyborg, una volta perfezionati, potranno essere utilizzati per operazioni di monitoraggio e sicurezza in zone non raggiungibili dagli esseri umani, per esempio strisciando sotto le macerie lasciate da un terremoto o infilandosi in zone pericolosamente radioattive. Lo studio, che come vedremo tra poco non è il primo di questo genere, è stato pubblicato sulla rivista npj Flexible Electronics.

Lo scarafaggio cyborg controllato con il joystick

La blatta fischiante del Madagascar deve questo nome alla sua capacità di far passare rapidamente aria attraverso i fori che ha sul dorso ed emettere un sibilo che ricorda il suono dei sonagli della coda di un serpente. Si tratta di uno scarafaggio lungo più o meno quanto un dito indice, dal capo nero e dall’addome arancione a strisce nere o marroni. Gli autori dello studio appena pubblicato hanno realizzato un sistema che consente, sostanzialmente, di controllare da remoto le zampe dello scarafaggio: una specie di “zainetto” collegato al sistema nervoso dell’insetto (per la precisione ai cosiddetti cerci, piccole appendici che ospitano recettori sensoriali), dotato di una cella solare ultrasottile e flessibile che non ostacola i movimenti dell’animale e collegato via bluetooth a un joystick. Premendo un pulsante del joystick, il dispositivo invia un segnale elettrico al sistema nervoso e “costringe” l’animale a muoversi in una determinata direzione.

Dubbi etici

Come anticipato, l’idea non è nuova. Già nel 2012 un’équipe di scienziati della North Carolina State University aveva condotto una sperimentazione simile, sempre su esemplari della stessa specie, mostrando che effettivamente era possibile stimolare il movimento degli insetti tramite opportuni impulsi elettrici inviati agli arti di destra o di sinistra. L’anno successivo il sistema è stato addirittura commercializzato: la startup statunitense Backyard Brains ha infatti messo in vendita un kit, completo di chip e strumenti chirurgici, per costruire il proprio scarafaggio cyborg in casa e controllarne i movimenti con un’app dello smartphone. L’intento, dice l’azienda, è educativo e didattico, e il costo per l’animale è “relativamente basso”, anche se Greg Gage, co-fondatore della startup, ha ammesso di aver ricevuto molte mail in cui veniva accusato di “insegnare ai bambini a diventare degli psicopatici”.

Un cyber-bug a energia solare

Questioni etiche a parte, i dispositivi finora disponibili avevano una limitazione, legata alla durata della batteria che alimenta l’elettronica. Il team del Riken ha superato il problema rendendo il sistema ricaricabile con la luce solare, e soprattutto usando una pellicola 17 volte più sottile di un capello umano, in grado di aderire perfettamente al corpo dello scarafaggio senza limitarne i movimenti. Negli esperimenti condotti, gli animali hanno scorrazzato (non) liberamente per circa un mese; e ora gli autori hanno intenzione di spingersi oltre, arricchendo il cyborg con sensori e telecamere: “Attualmente”, ha spiegato Kenjiro Fukuda, uno degli scienziati coinvolti nello studio, “il dispositivo ha solo un controllo wireless della locomozione, il che non lo rende ancora adatto per applicazioni di monitoraggio e salvataggio. Ma se riuscissimo a integrare altri dispositivi come sensori e telecamere le cose cambierebbero”.

Riferimenti: npj Flexible Electronics
Credits immagine: Riken