Scavi preistorici

Già 300 mila anni fa gli uomini primitivi della grotta Tabun estraevano selce per costruire lame più resistenti. Uno studio condotto da Elisabetta Boaretto del Weizmann Institute of Science sui manufatti rinvenuti in questo sito israeliano ha concluso che per realizzarli era stata adoperata pietra proveniente dal sottosuolo. “Ciò indica l’intenzione di procurarsi un materiale con caratteristiche specifiche”, afferma la ricercatrice e questo è un primo passo per realizzare oggetti di migliore qualità visto che la selce estratta si usura meno facilmente di quella rimasta esposta agli agenti atmosferici. Ma la stessa équipe ha esaminato anche strumenti dello stesso periodo di pietra provenienti dalla grotta Qesem, posta più a sud, scoprendo che erano realizzati con selce raccolta in superficie. Le conoscenze degli antichi abitatori di Tabun non erano quindi diffuse nella regione. Come precisato sui Proceedings of the National Academy of Sciences in entrambi i casi i ricercatori hanno determinato la quantità di berillio 10 presente nella pietra. Questo isotopo permette di stabilire da quale profondità viene il materiale perché è più abbondante nelle rocce di superficie che in quelle del sottosuolo. A formarlo sono infatti i raggi cosmici che provenendo dallo spazio colpiscono la Terra e interagiscono con il silicio della pietra: nelle rocce superficiali esposte da maggior tempo il quantitativo di berillio10 è decisamente superiore. Resta ora da capire di quali tecniche si servissero gli uomini preistorici per estrarre la selce dal sottosuolo. (g.p.)

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