Sclerosi multipla, un nuovo biomarcatore della progressione della malattia

secondo cervello
(Foto via Pixabay)

(Università Statale di Milano) – È stato individuato un nuovo possibile ingranaggio della sclerosi multipla: potrebbe essere presente una correlazione, già nelle fasi precoci di malattia, tra i livelli liquorali della proteina β-amiloide e una prognosi peggiore nei malati affetti da sclerosi multipla. A mostrarlo è uno studio coordinato dall’Università degli Studi di Milano. I risultati sono pubblicati su Multiple Sclerosis Journal.

La sclerosi multipla è la più comune malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale. È una patologia immunitaria che comporta un danno della mielina, la guaina che riveste i neuroni. Diversi studi suggeriscono, però, anche un ruolo della morte neuronale – la cosiddetta “neurodegenerazione” – nella patogenesi della malattia.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare il possibile ruolo prognostico dei livelli di β-amiloide (proteina coinvolta nella genesi della malattia di Alzheimer) nel liquido cerebrospinale (CSF), mediante la determinazione di un valore soglia. Il tutto per classificare i pazienti in progressione lenta e veloce; per valutare una possibile associazione con il danno della sostanza bianca e grigia cerebrale già nelle prime fasi della malattia; e per fornire ai clinici un aiuto per identificare tempestivamente strategie terapeutiche più o meno aggressive.

Per lo studio sono stati reclutati 60 pazienti sottoposti – per 3-5 anni – a regolari valutazioni cliniche e ad una analisi del CSF per determinare i livelli di β-amiloide, nel Laboratorio di Genetica e Neurochimica diretto dalla dottoressa Daniela Galimberti, e a due risonanze magnetiche cerebrali (al basale e dopo 1 anno).

“Sono stati osservati livelli liquorali inferiori di β-amiloide nei pazienti con una più rapida progressione di malattia – spiega la dottoressa Anna Pietroboni, promotore e primo autore dello studio – dimostrando come la proteina β-amiloide sia un predittore del peggioramento clinico nella sclerosi multipla”.

In conclusione, lo studio dimostra che i livelli di β-amiloide nel CSF possono essere un biomarcatore di progressione nella sclerosi multipla. La ricerca suggerisce anche un’ipotesi di studio, ovvero che livelli bassi di β-amiloide possano associarsi a una diminuita capacità di riparazione mielinica ed assonale, evidenziato da un precoce perdita di sostanza bianca e grigia cerebrale. Tuttavia, il ruolo preciso svolto dalla β-amiloide nella sclerosi multipla rimane ancora da determinare. In particolare, resta da chiarire se questa proteina svolga un ruolo causale o rappresenti un epifenomeno nell’ambito dei processi riparativi neuroassonali.

Lo studio è coordinato da Elio Scarpini, direttore della U.O.S.D Malattie Neurodegenerative della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Dino Ferrari, Università degli Studi di Milano, con la collaborazione dell’Unità di Neuroradiologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e del Laboratorio di Neuroimmagini della Fondazione IRCSS Santa Lucia di Roma, dimostra una correlazione, già nelle fasi precoci di malattia, tra i livelli liquorali della proteina β-amiloide e una prognosi peggiore nei malati affetti da sclerosi multipla.

Riferimenti: CSF β-amyloid predicts prognosis in patients with multiple sclerosis; Anna M. Pietroboni, Michela Caprioli, Tiziana Carandini, Marta Scarioni, Laura Ghezzi, Andrea Arighi, Sara Cioffi, Claudia Cinnante, Chiara Fenoglio, Emanuela Oldoni, Milena A De Riz, Paola Basilico, Giorgio G Fumagalli, Annalisa Colombi, Giovanni Giulietti, Laura Serra, Fabio Triulzi, Marco Bozzali, Elio Scarpini, Daniela Galimberti; Multiple Sclerosis Journal (2018).

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