Si chiamano cellule dendridiche linfoidi e sono in grado di proteggere gli organi dal rischio di rigetto. La scoperta, che potrebbe rivoluzionare la terapia associata ai trapianti, è stata effettuata da alcuni ricercatori dell’Università di Pittsburgh e presentata al convegno annuale della Società americana dei trapianti a Chicago. Il compito di queste cellule, un raro tipo di globuli bianchi presenti in tutti i tessuti del corpo, è quello di disarmare il sistema immunitario per impedire l’attacco degli organi trapiantati e aumentare la tolleranza all’intervento. Le cellule dendridiche sono conosciute da tempo per la loro capacità di identificare e indicare alle altre cellule immunitarie i corpi estranei da attaccare. “Ma alcuni sottogruppi di esse, in particolare le dendridiche linfoidi”, spiega Peta O’Connell, autrice della ricerca, “possono impartire l’ordine alle cellule T di non attaccare l’intruso”. Durante gli esperimenti, infatti, l’infusione di queste cellule, prelevate dal tessuto della milza, ha consentito a un topo trapiantato di sopravvivere a lungo senza bisogno di farmaci anti-rigetto. Ora i ricercatori vogliono capire se le stesse cellule sono presenti nei fegati e nei reni dei pazienti trapiantati che hanno prima diminuito e poi sospeso del tutto l’uso di farmaci anti-rigetto. “Stiamo studiando il ruolo di queste cellule nella tolleranza dell’organo impiantato”, continua O’Connell, “e stiamo analizzando i processi immunologici che permettono ai pazienti di ridurre lentamente i farmaci anti-rigetto”. L’obiettivo è identificare i processi cellulari e molecolari responsabili del rigetto per poter così approntare dei test di laboratorio che stabiliscano prima di un trapianto la reattività del soggetto ricevente. (r.p.)
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