Spazio

Abbiamo scoperto un sacco di quasar

(Credits: ESO/M. Kornmesser)

Si arricchisce la collezione dei quasar conosciuti. Una ricerca internazionale condotta da Eduardo Bañados della Carnegie a Pasadena, California, ha infatti appena individuato 63 nuovi quasar, risalenti al primo miliardo di anni di vita dell’Universo. Distanti da noi miliardi di anni luce, sono tra gli oggetti più lontani che si possano osservare. Lo studio è il frutto di una collaborazione internazionale cui ha partecipato anche il Max Plank Institute for Astronomy di Heidelberg con un gruppo di ricercatori italiani composto da Roberto Decarli, Emanuele Farina e Chiara Mazzucchelli.

I quasar sono oggetti rimasti misteriosi per molto tempo. Oggi sappiamo che sono delle galassie con al centro un buco nero supermassivo in accrescimento. Quando la materia della galassia si avvicina al buco nero, questa viene attirata verso il suo centro e si surriscalda fino a milioni di gradi di temperatura producendo il caratteristico getto di radiazione lungo milioni di anni luce e che ha fatto guadagnare l’appellativo di faro dello spazio ai quasar.

“La scoperta di quasar risalenti ai primi miliardi di vita dell’Universo è sempre molto complicata perché si tratta di oggetti rari; ne sono stati individuati solo circa 60 negli ultimi 15 anni. Inoltre, il loro segnale può essere facilmente confuso con quello delle nane brune, delle stelle mancate che a causa delle loro ridotte dimensioni non hanno potuto innescare le reazioni nucleari per diventare una stella vera e propria” ci ha raccontato Eduardo Bañados. Il team è riuscito quasi a duplicare il numero di questi antichi oggetti cosmici mettendo a punto un nuovo metodo di analisi dei dati che ha permesso di identificare univocamente il segnale dei quasar e a distinguerlo da quello delle nane brune. Tutto questo grazie all’analisi dei dati del Pan-STARRS1, un telescopio panoramico, che può ruotare a 360°, che si trova ad Haleakala, nelle isole Hawaii, equipaggiato con uno specchio 1.8 metri di diametro e con ha una camera di 1.4 gigapixel, attualmente la più grande al mondo.

“I quasar sono molto più che oggetti misteriosi e affascinanti. Essi ci danno informazioni preziose sui primi istanti di vita e sul destino del nostro Universo. Potrebbero, per esempio, dirci come si formano le galassie e come esse muoiono. Ci sono però ancora molti aspetti da chiarire sulla loro formazione ed evoluzione”, ha concluso Bañados. Certo, averne aggiunto un folto numero a quelli noti permetterà ora di fare un qualche tipo di analisi statistica, finora impensabile.

Riferimenti: ArXiv

Maria Longobardi

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