È noto che il cervello è in grado di prepararsi al dolore, amplificando o inibendo la risposta sensoriale allo stimolo doloroso. Un meccanismo che però sembra non funzionare per le donne affette dalla Ibs, o sindrome dell’intestino irritabile, molto più sensibili al dolore rispetto alle altre.
Nel caso di un evento doloroso considerato tollerabile, non pericoloso e inevitabile (per esempio una iniezione) il cervello è in grado di attenuarne l’intensità, “spegnendo” i circuiti preposti alla trasmissione e all’elaborazione del segnale del dolore. Al contrario, quando il cervello prevede un evento potenzialmente dannoso o evitabile, come una scottatura, amplifica la risposta sensoriale, per sfuggire più rapidamente al dolore.
La maggiore sensibilità delle donne affette da Ibs sembra essere dovuta all’incapacità di controllare questi meccanismi di modulazione del dolore che hanno sede nel cervello. Lo dimostra uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience da un gruppo di ricercatori dell’Università della California (Ucla), che hanno confrontato le immagini di risonanza magnetica (fMRI) di 14 donne con Ibs con quelle di 12 donne sane, nella fase di attesa del dolore e in seguito a un blando stimolo doloroso.
Nelle donne sane l’attività delle aree cerebrali preposte alla gestione del dolore (tra cui l’insula, l’amigdala e il tronco encefalico) appare “smorzata” nella fase di attesa del dolore. Nelle donne affette da Ibs, invece, non avviene alcuna modulazione della risposta sensoriale e l’attività cerebrale risulta aumentata sia nella fase di attesa sia in quella di stimolazione.
Gli autori dello studio ritengono che identificando i recettori e i geni associati a queste anomalie nella risposta cerebrale, si potrebbero identificare più facilmente i soggetti predisposti alla malattia, da un lato, e sviluppare terapie efficaci per questa patologia che nei paesi industrializzati colpisce una porzione compresa tra il 10 e il 30 per cento della popolazione adulta e per la quale ancora non esiste una cura. (s.p.)