Se il Lazio spicca il volo

L’obiettivo è ambizioso, ma necessario. Diventare uno dei distretti specializzati nell’aerospazio più all’avanguardia in Europa. Per cercare di risollevare un settore strategico per l’industria italiana che negli ultimi anni anni, a causa del suo scarso livello tecnologico, è stata copiata e aggredita dai mercati emergenti. È questo l’obiettivo del nascente Distretto Tecnologico Aerospaziale del Lazio. Che nelle scorse settimane ha posato la sua prima pietra: un bando di finanziamento per progetti di ricerca industriale e di formazione nel settore dell’industria aerospaziale, presentato dalla Filas, la società della Regione Lazio dedicata al sostegno dell’innovazione. Le prime domande dovranno essere presentate entro il prossimo 30 giugno.Con questo bando si vuole dare un sostegno a progetti riguardanti tecnologie, metodologie e processi produttivi di componenti e di equipaggiamenti; soluzioni di comunicazione e di gestione satellitare, avionica e terrestre; tecnologie per l’utilizzo innovativo dei materiali e per la progettazione e produzione di materiali innovativi. In pratica molto di quello di cui avrà bisogno Galileo, il sistema satellitare europeo che sarà pronto nel 2008.L’iniziativa è stata accolta positivamente da tutti gli attori in campo: l’industria (i grandi colossi e le piccole e medie imprese) e università e centri di ricerca. “È un’iniziativa utile per l’aggregazione di enti eterogenei tra loro come imprese, enti di ricerca e università in un settore tecnologicamente avanzato e in continua evoluzione come quello aerospaziale”, spiega Antonio Paolozzi, professore della Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università “La Sapienza” di Roma: “Basti pensare che in questo settore più che in altri l’interdisciplinarietà e l’integrazione di enti diversi gioca un ruolo importante in cui le varie discipline interagiscono non in maniera gerarchica ma sinergica. Ovvero l’astrodinamica, le strutture, i materiali, l’elettronica, le telecomunicazioni si integrano come in un organismo per fornire l’esperimento o il componente aerospaziale”. Una dichiarazione che trova d’accordo anche gli esponenti del mondo industriale. Dice Armando Orlandi, presidente della Pmi romana Its (Information Technologies Services) che ha partecipato con un esperimento alla recente Missione Eneide: “Il giudizio è complessivamente positivo perché il Distretto per tre motivi. Primo: finalmente richiama l’attenzione su un settore strategico di sviluppo. Secondo: fa necessariamente dialogare i differenti attori industriali (in particolare Grande e Piccola industria) in maniera più articolata di quanto possibile all’interno di un più tradizionale rapporto tra Prime Industriale e sottofornitori. E infine: mette in circolo risorse pregiate fino a ora ai margini delle attività di sviluppo. Si pensi per esempio alla capacità (unica su tutto il territorio nazionale) espressa dal Centro Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare che con i suoi 400 tecnici specializzati rappresenta una competenza impareggiabile a supporto di sviluppi innovativi delle aziende della Regione Lazio”.Insomma, le basi per creare un polo d’eccellenza nell’aerospazio ci sono tutte. Soprattutto perché il Lazio è già all’avanguardia nazionale in questo settore, anche per ragioni storiche. Già nel 1926, infatti, si costituì la Scuola di Ingegneria Aeronautica a Roma e poi negli anni Sessanta con il progetto S. Marco presso la stessa scuola, trasformatasi in Scuola di Ingegneria Aerospaziale, l’Italia divenne la terza nazione al mondo dopo Russia e Usa a mettere in orbita suoi satelliti a partire dal 1964. Così, oggi, il sistema universitario e scientifico laziale sviluppa il 93 per cento dell’attività di ricerca di tutta Italia ed è fortemente impegnato nella ricerca per l’industria aerospaziale. Inoltre, con oltre 30mila addetti, un fatturato annuo pari a cinque miliardi di euro e la presenza di 200 aziende di dimensioni rilevanti, il Lazio è la regione più ricca nel settore aerospaziale.Il bando, comunque, anche se ben accetto da tutti, presenta qualche difetto. “Pur andando nella giusta direzione”, spiega Giovanni Sylos Labini, vicepresidente di Aipas (Associazione italiana Pmi per l’aerospazio), “bisognava dare una maggiore enfasi al ruolo delle Pmi, visto che il bando non premia i progetti presentati solo da piccole medie imprese”. E poi c’è un problema di soldi. Quelli messi a disposizione sono per il periodo 2004-2008, 40 milioni di euro a cui vanno aggiunti, per i periodi 2005-2006, ulteriori 20 milioni di euro provenienti dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Non tantissimi per un settore dagli investimenti importanti. Alcuni “piccoli” imprenditori durante la presentazione del bando si sono infatti chiesti: come riusciremo a far decollare una nuova azienda se a disposizione vengono messi alcune centinaia di migliaia di euro a progetto? “Occorrerebbe”, conclude Orlandi, “incrementare drasticamente le risorse dedicate alle Pmi per condurre programmi finanziati al 100 per cento nelle fasi iniziali di sviluppo di nuovi sistemi aerospaziali, in analogia con quanto avviene in Usa da parte degli enti preposti (Nasa e Darpa). Che devolvono circa il 25 per cento dei loro stanziamenti in contratti diretti (senza contare le subforniture provenienti dalle Grandi Imprese) verso le Pmi, contro l’1 per cento circa dell’Agenzia Spaziale Italiana”.

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