Se l’arca è di filo

Una mostra fuori dagli schemi e forse un modo per dire basta alle tante esposizioni che propongono i nomi più celebri della storia dell’arte senza poi esporre quasi nulla di quei nomi. Una mostra come questa riconcilia con i concetti di arte intesa come tèchne, di artigianato la cui tradizione è viva ancora oggi, e infine di storia del costume che è disciplina utilissima nella storia dell’arte dal blasone più elevato. Raramente gli appassionati d’arte e di storia hanno la possibilità di vedere un’esposizione come questa e forse non è un caso che sia stata allestita nel grande salone-refettorio di Palazzo Venezia. Il Museo del celebre edificio quattrocentesco è quello che meglio di tanti altri si connota come istituzione adatta a ospitare una collezione di questo tipo: museo d’arti applicate, costituito da miriadi di collezioni quasi mai visitabili (al momento è aperta solo la pinacoteca!), che comprendono anche una raccolta di tessuti di altissima qualità. Ne fanno parte una serie di cinque arazzi Barberini (1637-42), circa 500 stoffe copte, tappeti realizzati da manifatture persiane ed europee dal XVI al XIX secolo, copricapo ottocenteschi provenienti dai governatorati russi a nord di Mosca.In una situazione come questa lo spazio del refettorio risulta preziosissimo per esporvi collezioni nascoste nei magazzini o raccolte private che abbiano una qualche connessione con il patrimonio conservato nel palazzo (purtroppo non sempre questo accade). Arnaldo Caprai, tra i più grandi collezionisti di merletti, con i suoi oltre 20.000 pezzi, ha portato da Foligno a Roma circa 200 oggetti da dividere più o meno equamente tra stoffe e macchinari per la loro lavorazione, che ci illustrano la storia di questa pratica nel corso degli ultimi cinque secoli.Tra le macchine e gli utensili chi visiterà la mostra vedrà mobiletti avvolgimatasse o per la lavorazione del merletto a fuselli, del macramè, filatoi, ferri da stiro, oltre ad una piccola serie di opere a stampa (libri antichi, incisioni, cartamodelli). Tra i ricami l’esposizione presenta centrini, bordure di lenzuola, ventagli, polsini e colli di vestiti d’alto rango, fazzoletti femminili su cui tante pagine di letteratura sono state scritte. Capolavori assoluti di questa sezione sono il “Collo femminile” in punto Venezia (1670-75 ca.) e la “Bordura ad ago” realizzata per celebrare il regno di Luigi XIV. Una volontà unificatrice ha spinto il comitato scientifico a scegliere come filo conduttore il tema iconografico degli animali, che appaiono in quasi tutti i pezzi e che danno il titolo alla mostra. Inutile precisare che unicorni, grifi, leoni, cervi, draghi, pavoni, galli, uccelli di varie razze, farfalle, gatti e cani, acquistano, in un contesto di questo tipo, gli stessi significati simbolico-allegorici che li caratterizzano quando appaiono in dipinti o sculture, conferma di una storia dell’arte che per essere compresa fino in fondo non disdegna affatto tutte le sue manifestazioni, anche quelle più popolari e meno celebrate. Un concetto, quest’ultimo, che Aby Warburg ci ha insegnato circa un secolo fa, ma che i numerosi interessi economici tendono sempre più spesso a far dimenticare a chi allestisce mostre.ARCA DI FILO Gli animali nel merletto dalla collezione Arnaldo CapraiFino al 6 gennaio 2004Roma – Palazzo di Venezia, Refettorio BarboOrari: tutti i gironi 9-19 lunedì chiusoBiglietto: intero € 4ridotto € 2 Visite guidate: ven-sab-dom ore 10.30 e 16.30 (mostra, storia palazzo, museo)

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