Ricerca d'Italia

I segreti del formicaleone conservati nell’ambra per 100 milioni di anni

(Crediti: Sapienza Università di Roma. Libelloides latinus – formicaleone)

 

(Sapienza Università di Roma) – L’ambra è una sostanza rara e preziosa, ma a volte un tesoro ancora più grande è conservato all’interno di questi frammenti pietrificati di resina d’albero: resti di un mondo perduto da lungo tempo. È proprio nella burmite, l’ambra naturale proveniente dall’area settentrionale del Myanmar (ex Birmania), che il team di ricerca guidato da Pierfilippo Cerretti della Sapienza e Davide Badano dell’Università degli studi di Genova, ha ritrovato larve fossili di formicaleoni estinti.

La scoperta di questa diversità di larve, ha permesso ai ricercatori di svelare l’antica storia di questi insetti, ricostruendo l’evoluzione delle loro bizzarre morfologie e delle loro sofisticate strategie di caccia. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Nature Communications.

L’ambra del Myanmar, è una straordinaria finestra su mondi lontani, che mostra frammenti di un variegato e complesso ecosistema popolato da straordinari organismi. “Si tratta di una delle ambre più vecchie e dure, risalenti al periodo del Cretaceo medio, ovvero circa 100 milioni di anni fa – spiega Pierfilippo Cerretti della Sapienza – queste conservano una straordinaria diversità di larve di insetti che per alcuni gruppi supera la diversità morfologica che si osserva nelle specie esistenti”.

Questo è particolarmente vero nel caso dei formicaleoni, i cui adulti sono insetti delicati, dalle grandi e spesso colorate ali che ricordano, per le fitte nervature, un sofisticato merletto. Tuttavia, all’elegante aspetto degli adulti si contrappongono le terrificanti forme delle loro voraci larve. Queste sono dotate di potenti mandibole cave come aghi da siringa, che si serrano a scatto sulla preda, perforandola e succhiandone i tessuti.

Lo studio getta così nuova luce sulla storia evolutiva, oltre che sulle temibili strategie di caccia, di questi insetti. “I risultati – conclude Cerretti – suggeriscono che, durante il Cretaceo, forme moderne e tutt’ora presenti sulla Terra, vivessero insieme a forme arcaiche che non hanno lasciato discendenti moderni. Il drammatico sconvolgimento delle comunità ecologiche, che pose fine dell’era dei dinosauri, potrebbe anche aver causato l’estinzione di questi antichi e voraci predatori”.

Riferimenti: Diverse Cretaceous larvae reveal the evolutionary and behavioural history of antlions and lacewings; Badano D., Engel M.S., Basso A., Wang B., Cerretti P.; Nature Communications, DOI: 10.1038/s41467-018-05484-y.

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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