Sensori prêt à porter

    Occhiali con display integrato. Cinture con hard disk. Guanti con chip Rfid o connessione Bluetooth. Il futuro dei computer è nella moda? Per ora ancora no, anche se non mancano gli esperimenti come il navigatore satellitare nella parte interna della manica della giacca. Quello che è certo, però, è che molti dei lavoratori del futuro andranno in fabbrica, in ufficio o a fare un intervento fuori sede indossando un computer. Sì, indossandolo.

    Almeno è quello che si immaginano i partecipanti al progetto europeo WearIT@work, del quale l’Italia fa parte insieme ad altri 34 paesi. I primi risultati sono stati presentati nei giorni scorsi presso la sede dell’Enea (Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente), fra i partner del progetto, coordinato dall’università tedesca di Brema. Tra i primi a giovarsi dei cosiddetti wearable computer saranno medici, vigili del fuoco, personale di industrie automobilistiche e addetti alla manutenzione di aerei. È infatti in quattro settori che si sta muovendo WearIT@work, anche se i responsabili del progetto dicono che questo è solo l’inizio e che le applicazioni potrebbero essere estese ad altri campi, praticamente tutti.“L’obiettivo del progetto”, dice Massimo Busuoli dell’Enea, “oltre a quello di dare “più forza” a dei professionisti, è testare l’applicabilità della tecnica dei computer da indossare in vari settori industriali e aprire in questo modo la via alla commercializzazione”. Già, perché i costi degli apparati sono ancora elevati.

    Proprio per questo uno degli sforzi dei ricercatori coinvolti in WearIT@work è riuscire convincere possibili utenti della bontà delle loro soluzioni. Se infatti si avviasse una produzione di massa di questi oggetti, la diffusione del wearable computing sarebbe più elevata, con grandi benefici per i lavoratori e per l’efficienza del loro operato.“Soltanto i sistemi computerizzati indossabili permettono di avere un computer sempre acceso e sempre addosso”, ha aggiunto il coordinatore del progetto, Micheal Lawo, dell’università di Brema che ricorda come il progetto possa rappresentare anche un’opportunità di sviluppo per l’economia del Vecchio Continente: “Fino a qualche anno i progetti di wearable computing erano solo statunitensi, per lo più in campo militare. Ora con WearIT@work, la Commissione europea ha deciso di colmare questo gap”.

    Nel dettaglio ecco le quattro sperimentazioni portate avanti all’interno di WearIT@work. Tra gli utenti business dei computer indossabili “made in Europe” ci sono i pompieri parigini che stanno testando maschere con display (dove appaiono informazioni circa le procedure che devono seguire) e abiti con sensori in grado di rilevare sia la presenza di gas che i principali parametri di salute. In questo modo chi segue le operazioni dall’esterno può sapere in ogni momento chi si trova dove, soprattutto in condizioni di pericolo e scarsa visibilità.

    In Austria, poi, si sta provando l’applicazione riservata ai medici: un prototipo che ha superato il primo test e si prepara adesso a superare altri due esami, necessari prima dell’ottimizzazione. Si tratta di un computer nella fibbia della cintura e il monitor negli occhiali. I medici di turno nel servizio di guardia potranno così essere più rapidi ed efficienti nell’assistere i pazienti, riducendo al minimo anche il rischio di errore. Un bracciale che si collega con un bracciale identico che ha il malato consente inoltre di avere immediatamente tutte le informazioni disponibili, per esempio richiamando la cartella clinica su un display vicino al letto del paziente.

    Nell’industria automobilistica, invece, il primo passo riguarda la formazione del personale, con occhiali-display che mostrano tutte le fasi di montaggio di un pezzo e che interagiscano con l’operaio grazie a un rete di sensori che permette al sistema di sapere quale movimento sta facendo l’operaio e quale strumento sta usando. Infine, i protagonisti nella manutenzione degli aerei sono degli schermi simili a fogli di plastica (in alternativa ci sono sempre gli occhiali con display) che si possono attaccare alla parete consentendo agli addetti di liberarsi dagli ingombranti manuali e di seguire molto più comodamente le operazioni necessarie, consultando di volta in volta il manuale per mezzo di comandi vocali.

    “Nei prossimi anni, comunque, arriveranno ulteriori novità che oggi si presentano più o meno sotto forma di prototipo”, conclude Lawo: “E’ il caso, per esempio, dei tessuti realizzati con materiali in grado di far correre bit lungo le proprie maglie. In questo modo potremo ‘disegnare’ abiti capaci di far comunicare diversi device (palmari, orologi, sensori) indossati dall’utente”.

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