Come si dice tumore in cinese? Quando il paziente non parla italiano

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Ái. È la parola cinese per tumore. Un suono che i medici dei nostri centri oncologici probabilmente stanno cominciando a imparare, insieme a quello di molte altre lingue: arabo, rumeno, ucraino, senegalese, serbo, punjabi, tigrino, urdu. Perché se aumenta la popolazione straniera residente in Italia, aumentano – giocoforza – anche gli stranieri che si ammalano di cancro.
“La prima volta che mi sono trovato di fronte a un paziente cinese è stato molto difficile comunicare e rapportarmi con lui. C’era un interprete, ma il problema non era solo la lingua. Il punto, prima ancora di spiegare la malattia e le cure, è capirsi, e non è una mera questione di traduzione: si tratta di colmare un divario culturale che riguarda anche il modo di intendere la medicina. In quel momento ho capito che dovevamo fare uno sforzo in più per avvicinarci”. A raccontarci questa storia è Giuseppe Procopio, responsabile della Struttura semplice di Oncologia medica genitourinaria all’Istituto nazionale dei tumori di Milano (INT). Dove, grazie a lui, sono stati appena lanciati uno sportello stabile e il primo registro regionale per i pazienti cinesi: oggi contiene i primi nove nomi e, spera Procopio, potrebbe diventare un registro nazionale.

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