Le aspettative, come spesso accade con gli annunci della Nasa, erano altissime. L’agenzia spaziale statunitense aveva tenuto mezzo mondo con il fiato sospeso annunciando una “scoperta importante” nel campo dell’osservazione dei pianeti al di fuori del Sistema solare (i cosiddetti esopianeti). La notizia è stata resa pubblica mercoledì sera e ha fatto il giro del mondo. Attorno alla piccola stella Trappist-1, nella costellazione dell’Acquario, a circa 40 anni luce da noi, orbitano sette pianeti di dimensioni simili a quelle della Terra. E, cosa ancora più importante, pare che si trovino nella cosiddetta zona temperata del proprio sistema solare, ovvero a una distanza dalla stella tale da non renderli troppo caldi, né troppo freddi. O, più precisamente, tale da consentire, almeno in linea teorica, la presenza di acqua liquida sulla superficie. Ma come si fa, esattamente, a scovare corpi di questo tipo nell’immensità dello Spazio? Come spiega la stessa Nasa, le tecniche più comunemente utilizzate per l’osservazione di esopianeti sono cinque: vediamole una per una.
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