Siria, inizia il disarmo dell’arsenale chimico

Finalmente la Siria sembra intenzionata a collaborare. Domenica scorsa, a meno di una settimana dalla risoluzione Onu che impone di smantellare entro il 2014 l’intero arsenale di armi chimiche del Paese, i lavori sembrerebbero infatti iniziati. La conferma arriva dagli ispettori dell’Opcw (Organisation for the Prohibition od Chemial Weapons), e dell’Onu, incaricati di verificare il rispetto degli impegni presi dal regime di Assad.

La vicenda era scoppiata a fine agosto, dopo la conferma degli esperti dell’Onu dell’utilizzo del gas nervino Sarin durante gli scontri tra i ribelli e i soldati di Assad nella cittadina di Ghouta, alle porte di Damasco. Dopo le minacce di un intervento armato americano, la svolta è arrivata a settembre, grazie all’accordo negoziato da Stati Uniti e Russia, a cui ha fatto seguito la risoluzione votata dall’Onu la settimana scorsa, e a cui Assad, come promesso, sembrerebbe intenzionato ad attenersi.

Una decisione vista di buon occhio dal governo americano. “Il processo è iniziato in tempo record, e apprezziamo la cooperazione russa, e ovviamente la decisione della Siria di attenersi alle indicazioni dell’Onu”, ha commentato il segretario di stato americano John Kerry, che ha ricevuto la notizia mentre partecipava al summit di Bali sull’Asia-Pacific Economic Co-operation (Apec). “Ritengono che si debba rendere atto di questo al regime di Assad. È un buon inizio, e per noi un buon inizio è sempre il benvenuto”.

Gli ispettori dell’Opcw sono arrivati a Damasco il primo ottobre, per presiedere all’effettiva distruzione dell’arsenale chimico siriano: oltre mille tonnellate di sostanze tossiche, secondo stime Onu. “Nel primo giorno i lavori hanno interessato testate esplosive, bombe aeree, e unità mobili e statiche per lo stoccaggio delle sostanze tossiche e il riempimento degli ordigni”, ha spiegato il portavoce della delegazione, che si dice convinto che i lavori procederanno regolarmente anche nei prossimi giorni.

Come rivelato Lunedì dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Chi Moon, si tratta però solamente della prima parte di un piano più complesso, che prevede oltre al lavoro dei 35 ispettori attualmente impegnati in Siria, il supporto di altri 100 esperti dell’Onu. Il primo novembre dovrebbero terminare le prime due fasi della missione, in cui è prevista la distruzione delle armi vere e proprie. A quel punto prenderà il via la terza, che dovrebbe terminare il il 30 giugno dell’anno prossimo, in cui gli verificheranno la distruzione dei siti di produzione e delle materie prime dell’arsenale chimico di Assad, molti dei quali però si trovano in zone del paese ancora coinvolte nel conflitto tra il regime e i ribelli.

Non sono ancora chiare le procedure che verranno messe in campo per neutralizzare le sostanze chimiche. Per ora, gli esperti dell’Opcw si sono limitati a dichiarare che saranno utilizzate tutte le tecniche disponibili. La missione sarebbe infatti resa estremamente complessa sia dal poco tempo a disposizione, sia dal fatto che deve essere svolta mentre il conflitto tra i ribelli e l’esercito del presidente Assad è ancora in corso. “Molto semplicemente, una missione come quella che ci apprestiamo a svolgere non è mai stata tentata prima”, ha commentato Ban Chi Moon.

Credits immagine: U.S. Embassy Tel Aviv/Flickr

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