Denudarci online, letteralmente o figurativamente, ci riesce molto più facile rispetto a farlo nella realtà. Sono in molti, infatti, dall’attore Alec Baldwin a Mike Wallace dei Miami Dolphins, fino a Geraldo Rivera della Fox Network, a rimpiangere i propri comportamenti controversi in rete. In parte perché online gli utenti perdono i propri freni inibitori e sono portati a condividere tutto, come spiega una ricerca che verrà pubblicata a ottobre sul Journal of Consumer Research. Con conseguenze non sempre positive.
Quello dell’oversharing e di utilizzo improprio e abusato dei social network è un fenomeno da cui non è immune nessun paese. Basti pensare al caso di Dolores Valandro, che giorni fa aveva postato su Facebook un commento offensivo rivolto al ministro per l’integrazione Cècile Kyenge. Ma cosa lega comportamenti impropri e social media?
Come raccontano i ricercatori la crescente diffusione dei nuovi strumenti digitali ha un grande impatto sul modo in cui viviamo la comunicazione, e uno dei maggiori effetti, spiega l’autore Russel W.Belk della York University, è farci perdere le inibizioni e cadere nell’oversharing. Le conseguenze potrebbero non esserci chiare sul momento, ma in futuro eccessi di condivisione potrebbero ritorcersi contro, per esempio nel momento in cui foto o testimonianze imbarazzanti cadessero sotto gli occhi di un potenziale datore di lavoro, o di una scuola esclusiva per la quale vogliamo candidarci. E il pericolo è tanto maggiore considerando come oggi la condivisione interessi ogni ambito: non è solo la nostra personalità a trovare spazio online, ma anche, ad esempio, la nostra figura di consumatore. Possiamo valutare film e libri, dare giudizi su alberghi e ristoranti, confrontarci e consigliarci con altre persone su forum dedicati o su siti come Amazon e Yelp che fanno di questa trasparenza un grande punto di forza. Ogni dettaglio, difetto e potenzialità viene portato sul tavolo ad arricchire la discussione, e ormai la maggior parte dei siti più popolari e delle app per smartphone ha come primo scopo proprio la condivisione.
In questo modo non mancano certo spazio e opportunità per portare la nostra vita in rete: lo slogan di Youtube è “broadcast yourself”, Facebook ci sprona a condividere nello status quello che facciamo, dove ci troviamo e quali sono i nostri sentimenti, e la stessa attività di blogging è un invito costante a raccontare di noi stessi a un pubblico virtuale potenzialmente illimitato. Ciò che va evitato, concludono gli autori, è condividere con troppa leggerezza, senza rendersi conto di quello che è appropriato e di quello che invece non lo è, e finendo per condividere più difetti, errori e aspetti negativi di quanto vorremmo, e soprattutto, di quanto faremmo di persona.
Riferimenti: The University of Chicago Press
Credits immagine: Rodrigo Vera/Flickr
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