Ventimila morti in più all’anno per ogni grado centigrado di aumento della temperatura causato dall’anidride carbonica, mille solo negli Stati Uniti. Grazie a un software che simula ciò che avviene nell’atmosfera, un ingegnere dell’Università di Stanford, Mark Jacobson, ha determinato la relazione tra incremento della CO2 nell’aria e mortalità.
“E’ un rapporto causa-effetto”, dice Jacobson descrivendo i risultati del suo studio, che è stato pubblicato su Geophysical Reserch Letters. “Abbiamo isolato gli effetti dovuti alla CO2 da quelli degli altri agenti riscaldanti. Abbiamo, così, provato in maniera quantitativa che i cambiamenti climatici e chimici dell’atmosfera dovuti al biossido di carbonio incrementano la mortalità, poiché aumentano i livelli di ozono, di particelle inquinanti e di sostanze cancerogene nell’aria”.
Negli ultimi 18 anni, Jacobson ha sviluppato un modello elettronico dell’atmosfera che tiene conto non solo delle leggi fisiche e della composizione chimica dei gas e dei fenomeni di emissione e di trasporto delle particelle, ma che varia secondo il movimento degli oceani e delle faglie, il clima, i venti, l’inquinamento. Il sistema ha calcolato la quantità di ozono e particelle sospese dovuti all’effetto serra, cioè all’aumento della temperatura, causato dalla CO2. L’ozono è un gas irritante: insieme alle particelle provoca malattie respiratorie e cardiovascolari, peggiora l’asma e l’enfisema. Il programma ha poi misurato gli effetti dell’aumento di temperatura rispetto all’inquinamento, e ha provato che, nelle aree inquinate, l’alta temperatura aumenta la concentrazione di ozono e il vapore acqueo che si forma ne aumenta la produzione. Inoltre, la temperatura dell’aria cresce più rapidamente di quella del suolo, diminuendo la dispersione delle particelle inquinanti, che sono anche rese più pesanti dal vapore acqueo. (mi.m.)
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