di Marta Impedovo e Tiziana Moriconi
Lo screening mammografico è uno strumento fondamentale per la diagnosi precoce del cancro al seno, in grado – secondo gli studi – di ridurre la mortalità per questa neoplasia fino al 40%. Come tutti gli esami diagnostici, però, presenta dei limiti. Tra questi vi è il problema dei falsi positivi: lesioni dubbie alla mammografia e che poi si rivelano non tumorali alla biopsia. Si stima che, dopo dieci anni di screening mammografici regolari, il rischio che una donna si imbatta in un falso positivo superi il 50%. Una percentuale considerevole se si pensa al numero di esami e interventi invasivi non necessari che queste donne, di fatto sane, si trovano ad affrontare. Per tentare di risolvere questo problema nasce Solus (Smart OpticaL and UltraSound diagnostics of breast cancer), un ambizioso progetto internazionale coordinato dal Politecnico di Milano. Solus ha recentemente ricevuto 3,8 milioni di finanziamento dalla Comunità Europea all’interno del Programma Horizon 2020.
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