La sonda Cassini è pronta a buttarsi tra gli anelli di Saturno

(Credits: Nasa)

Con l’hashtag #grandfinale e il messaggio Don’t cry for Cassini la Nasa ha comunicato con un tweet l’ultimo viaggio della sonda Cassini attorno a Saturno. Dopo circa 20 anni dal lancio, avvenuto il 15 ottobre del 1997, Cassini comincia oggi una serie di manovre che la porteranno a disintegrarsi nell’atmosfera del gigante gassoso Saturno il 15 settembre 2017. Ormai a corto di carburante, l’ultima discesa della sonda programmata per il prossimo anno è una scelta che da una parte sembra necessaria, ma dall’altra appare del tutto intenzionale. Vediamo il perché.

Da quando ha cominciato a orbitare attorno a Saturno, nel luglio del 2004, Cassini ha raccolto una serie di dati e di immagini, circa 380mila, che hanno cambiato la nostra visione del pianeta con gli anelli. Dalla scoperta dei laghi di metano del suo più grande satellite, Titano, a quella dei geyser di Encelado, un’altra delle sue 62 lune, l’orbiter della missione Nasa/Esa/Asi concluderà comunque la sua ultima ricognizione del pianeta svelandoci (si spera) nuovi importantissimi dettagli sull’aspetto di Saturno.

In particolare, sfruttando la spinta gravitazionale di Titano, oggi Cassini entrerà nella prima fase finale della missione, e fino al prossimo 22 aprile sfiorerà i bordi dell’anello principale di Saturno, ruotando sopra e sotto i poli del pianeta a una velocità di 122mila chilometri orari. Dopo questa fase, ogni sette giorni e per 22 volte, l’orbiter si tufferà dalla periferia di Saturno fino al suo anello più interno prima di cominciare la manovra finale di collisione.

I primi dati che arriveranno nei prossimi giorni daranno agli scienziati la possibilità di saperne di più sugli anelli di Saturno, sulla loro composizione e sulla quantità di materiali contenuti al loro interno, tutte caratteristiche che forniranno indizi per capire quando e come si sono formati. Inoltre si otterranno le migliori immagini avute finora sull’aspetto di alcune lune minori, come Atlas e Pandora.

Nei suoi ultimi giri attorno al pianeta, Cassini si avvicinerà a Saturno come mai nessuna sonda aveva fatto prima d’ora, fornendo l’occasione per investigarne il suo campo gravitazionale e magnetico. “Cercheremo di capire cosa succede all’interno di Saturno e anche quanto è lungo un giorno sul pianeta – sì, è un po’ imbarazzante ma ancora non lo sappiamo”, racconta Michele Dougherty, professore di fisica spaziale all’Imperial College di Londra e ideatore del magnetometro della sonda, uno strumento estremamente sensibile usato per esplorare il campo magnetico di Saturno.

“Cassini sta finendo il propellente, e se non lo guidiamo con le giuste manovre c’è il rischio che vada alla deriva senza controllo. Potrebbe anche impattare su una luna ghiacciata del pianeta, e questo lo dobbiamo evitare a ogni costo” spiega Nicolas Altobelli, project scientist Esa della missione Cassini-Huygens (Huygens è il lander che si è separato da Cassini nel 2004 per atterrare su Titano). Secondo i dati raccolti finora, infatti, sia Encelado che Titano mostrano condizioni che potrebbero ospitare delle potenziali forme di vita aliene. Se l’orbiter si schiantasse su uno di questi satelliti rischierebbe di contaminare con eventuali batteri terrestri superstiti questi habitat ancora inesplorati.

Via: Wired.it

Mattia Maccarone

Una vocazione scientifica e una specializzazione in Neurobiologia. Fa ricerca nei laboratori del CNR con gli allievi di Rita Levi Montalcini e poi approda al Master SGP della Sapienza e alla redazione di Galileo. Collabora con Le Scienze e Mente&Cervello.

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