L’influenza del 1918 fu così devastante a causa di un eccesso di zelo del sistema immunitario. È quanto afferma uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Washington (Usa), ora pubblicata su Nature. I risultati della ricerca si contrappongono alla spiegazione finora più accreditata per la mortalità eccezionalmente alta di quella pandemia, quella della presenza concomitante di un secondo virus che avrebbe colpito un sistema immunitario già fiaccato dal primo.
Secondo gli scienziati americani, invece, la devastante efficacia del ceppo virale H1n1, responsabile dell’influenza tristemente nota come “spagnola”, fu dovuta alla potente risposta immunitaria che scatenava. Studiando la risposta di cellule polmonari murine, infettate con il virus, gli studiosi hanno scoperto che ad attivarsi sono diversi geni. In particolare, quelli predisposti a innescare la morte cellulare programmata per eliminare le cellule infette, una strategia con cui l’organismo limita l’infezione anche nel caso di normale influenza.
Nel caso però della “Spagnola”, la risposta immunitaria sarebbe così potente da uccidere troppe cellule e limitare le stesse capacità dell’organismo di combattere il virus. Ciò spiegherebbe l’elevata mortalità del virus, che uccise in due anni decine di milioni di persone, molte delle quali fuori dalle solite fasce di rischio (bambini, anziani e persone già malate), e cioè giovani adulti senza problemi immunitari. Se fosse davvero questa la spiegazione, la scoperta potrebbe servire a prevenire eventuali future pandemie, studiando tecniche per ridurre questo eccesso di “zelo” del sistema immunitario. (mauro capocci.)
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