Non troppo distante da noi c’è un inferno di gas a temperature di milioni di gradi. È la corona solare, la porzione più esterna dell’atmosfera della nostra stella, che possiamo vedere durante le eclissi totali. Un studio apparso su Science propone un nuovo meccanismo per spiegare questo riscaldamento, uno degli aspetti meno chiari e più controversi che riguardano il Sole. Bart Depontieu, del Lockheed Martin Solar and Astrophysics Laboratory, in California, ha infatti coordinato un team di ricercatori americani e norvegesi che hanno analizzato in dettaglio nuove osservazioni da satellite. Secondo questo studio, la corona verrebbe riscaldata da violenti getti di plasma, un risultato che mette in crisi molte teorie sulla struttura della stella.
Una corona instabile
La corona solare è una regione estremamente turbolenta, formata principalmente da idrogeno a temperature altissime, alle quali la materia si trova allo stato di plasma, ovvero gli elettroni sono liberi dagli atomi. La corona solare è un ottimo laboratorio naturale per tutti gli studiosi della fisica del plasma, ed i meccanismi capaci di riscaldarla a temperature così alte sono da sempre al centro di complesse teorie, molte delle quali basate su effetti di convezione e di magnetoidrodinamica.
Nuove spicole viste dallo spazio
Per studiare in dettaglio la struttura del Sole, sono stati messi in orbita diversi satelliti; la Nasa, per esempio, ha lanciato lo scorso febbraio il Solar Dinamic Observatory (SDO) ed il satellite Hinode, frutto di una collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese (Jaxa) e quella europea (Esa).
I satelliti hanno rivelato la presenza di getti di plasma, dette spicole, che si innalzano dalla cromosfera trasportando energia nella corona solare. Le spicole sono un fenomeno ben noto, ma queste nuove osservazioni ne hanno mostrato un nuovo tipo, chiamate “spicole di Tipo II”, che durano meno e sono più veloci di quelle classiche, in quanto possono raggiungere da 50 a 100 chilometri al secondo.
“Il riscaldamento delle spicole fino a milioni di gradi non era mai stato osservato direttamente, così il loro ruolo nel riscaldamento coronale era stato scartato in quanto non verosimile”, ha commentato De Pontieu. Ora, invece, il nuovo studio suggerisce che queste spicole possono riscaldare la corona solare a temperature comprese fra i 20 e i 100 mila gradi Kelvin, e che, in alcuni casi, siano così energetiche da superare il milione di gradi. La nuova scoperta suggerisce quindi la presenza di un complesso interscambio fra la superficie e le parti più esterne della corona solare, mostrandoci ancora una volta che il nostro caro vecchio Sole è ancora ricco di segreti.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1197738