Stamina, le Regioni possono decidere in autonomia?

“Se il ministro Balduzzi avesse richiesto e ottenuto da subito a Vannoni i dati preclinici e clinici relativi al metodo Stamina oggi in Parlamento non ci ritroveremo in questa situazione, ovvero a discutere una legge che va contro la normativa italiana ed europea”. L’avvocato Filomena Gallo, Segretario dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica commenta così a Wired l’emendamento proposto dalla senatrice Anna Cinzia Bonfrisco all’art. 43 del cosiddetto Decreto del Fare, in discussione oggi pomeriggio al Senato (“ Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia (Approvato dalla Camera dei deputati) (974)”,  con il quale si cerca di trasferire alle regioni la competenza in materia di cosiddetteterapie compassionevoli, svincolandola dal controllo nazionale. 

Dopo la lunga attesa per i protocolli della sperimentazione approvata dal Governo sul metodo della onlus di Vannoni (ormai consegnati), e l’ appello di venti scienziati affinché gli stessi protocolli vengano resi pubblici, il caso Stamina continua così a sollevare polemiche, in ambito sanitario quanto legislativo. 

Nel testo proposto dalla Bonfrisco si legge: “ Fermo restando la vigenza del DM 5 dicembre 2006, n. 56, le strutture di cui al periodo precedente possono sottoporre ai trattamenti di cui al medesimo periodo, singoli pazienti, nei casi di urgenza ed emergenza che pongono il paziente in pericolo di vita o di grave danno alla salute nonché nei casi di grave patologia a rapida progressione, in mancanza di valida alternativa terapeutica, sotto la responsabilità del medico prescrittore”.

Un provvedimento in linea con quanto già fatto a livello regionale dalla Sicilia (regione a statuto speciale), che ha appena identificato due strutture per la somministrazione di terapie secondo ilmetodo Stamina e la risoluzione approvata dalla regione Abruzzo che chiede al Governo l’erogazione delle terapie della onlus di Vannoni a chiunque ne faccia richiesta, “sotto la responsabilità del richiedente, del medico prescrittore e del direttore del laboratorio di produzione della predetta metodica”.

Se l’ emendamento dovesse essere approvato, sarà competenza di medico e regione autorizzare o meno l’applicazione di metodi non convenzionali come cure compassionevoli, sottraendosi al controllo dell’Aifa, dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della salute, continua la Gallo:“L’emendamento Bonfrisco punta a far saltare ogni possibilità di controllo nazionale contro i ciarlatani ‘staminali’ di oggi e di domani, cercando di eludere le norme in materia di terapie compassionevoli. La materia è infatti regolata da norme europee e le terapie avanzate non sono, e non devono diventare, materia di intervento regionale, né sono pratiche di normale amministrazione sanitaria. Infatti non sono terapie erogabili da servizio sanitario fino a che non ne esista prova sperimentale”. Pertanto, l’associazione Luca Coscioni chiede un intervento immediato del ministro della salute Beatrice Lorenzin, perché venga bloccata l’approvazione dell’ emendamento: “ L’applicazione di metodi non validati dalla comunità scientifica non solo non serve, ma è pericolosa, perché espone il paziente anche al rischio di illusioni e noi siamo contro la vendita di illusioni”. 

Oltre al pericolo di trovarsi di fronte alla somministrazione di cure che non sono validate dalla comunità scientifica, da un punto di vista legale l’approvazione dell’ emendamento comporterebbe un conflitto tra leggi: tra quella nazionale, che non prevede che le cure compassionevoli siano materia di competenza regionale, e la norma specifica che invece rivolterebbe la questione. 

Via: Wired.it

Credits immagine:  UGA College of Ag/Flickr

1 commento

  1. Mi è capitato di leggere il libro del pediatra Marino Andolina, vicepresidente di Stamina con un lungo curricolo di trapianti di midollo e di ‘semina’ di cellule staminali mesenchimali. Il libro si chiama “Un pediatra in guerra, dalle aree di crisi alla battaglia sulle staminali”. Vorrei sapere se qualcuno della redazione di Galileo ha letto questo libro (si parla di staminali nell’ultimo capitolo) e, se sì, che cosa ne pensa.
    Io sono rimasta colpita dalle premesse che il dott. Andolina fa riguardo alla terapia con staminali, dalla presentazione del campo legislativo europeo ed italiano, dall’affidamento all’AIFA del protocollo sulla produzione di staminali, dalla differenza tra un farmaco (per esempio un antibiotico) e una coltura cellulare e dalla necessità di preparare le cellule in laboratori eccessivamente costosi e di lungo periodo rispetto ad altri laboratori sicuri ma non così impegnativi. Mi fornite un chiarimento su questi temi, per favore? Grazie
    Patrizia Crismani

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