Staminali su misura

E’ possibile creare in laboratorio delle cellule staminali “su misura”. Lo hanno dimostrato per la prima volta i ricercatori sud-coreani guidati da Woo Suk Hwang coltivando in laboratorio 11 linee di cellule staminali per altrettanti malati, persone di entrambi i sessi, dai 2 ai 56 anni colpite da deficienze immunitarie, diabete giovanile, e lesioni del midollo spinale. I ricercatori hanno prelevato del materiale genetico dalle cellule dell’epidermide dei pazienti, lo hanno inserito in un ovulo umano che, stimolato a diventare embrione, hanno portato fino allo stadio di blastocisti. Da questo hanno poi estratto le cellule staminali in tutto identiche ai pazienti. E pronte, in teoria, per essere trapiantate senza rischio di rigetto. Si tratta infatti di cellule pluripotenti, capaci cioè di differenziarsi nelle grandi famiglie di cellule da cui hanno origine tutti i tessuti dell’organismo umano. In pratica questo però non accadrà, come spiegano i ricercatori su Science, perché è probabile che queste cellule siano malate come il materiale genetico di provenienza. Le cellule sono invece “pulite” nel senso che sono state coltivate su un terreno umano e non murino. In questo modo non possono essere state contaminate da materiale estraneo. L’esperimento di clonazione terapeutica, eseguito dallo stesso team che un anno fa aveva dimostrato la possibilità di sviluppare un embrione umano fino alla stato di blastocisti, dimostra che le cellule staminali “su misura” sono possibili, a prescindere dall’età, dal sesso e dal tipo di malattia del paziente. E soprattutto fornisce alla ricerca uno strumento per poter studiare le prime fasi dello sviluppo cellulare di diverse malattie. Il metodo usato, la clonazione terapeutica, è vietata in molte nazioni, l’Italia è una di queste, e solleva diversi dubbi dal punto di vista etico. Nello stesso articolo scritto su Science dove presenta la ricerca, Hwang assicura che l’esperimento è stato condotto secondo la nuova legge che vige in materia nella Corea del Sud e che gli embrioni realizzati ad hoc avrebbero comunque scarse possibilità di avere uno sviluppo normale dentro un utero umano. (l.g.)

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