Storia degli ebrei piemontesi

Argon, ma che luogo è? Esiste un pianeta Argon, una nazione con relativo suffisso internet .ar o .ag? E queste notizie da Argon, le troviamo grazie alla Abc, Argon Broadcasting Company? Argon è un luogo letterario, fatto di carta e inchiostro (almeno, lo è all’inizio). È anche un gas, nobile o inerte, che apre “Il Sistema Periodico”: non la tavola chimica, ma la raccolta di racconti di Primo Levi, che alla tavola si ispira. In questo racconto, Levi narra le storie della propria famiglia: “zie” e “zii” (ad Argon, chiamati rispettivamente “magne” e “barbe”) protagonisti di storie esemplari della cultura degli ebrei piemontesi, in cui Levi affondava le radici.

La casella Argon della tavola periodica prende vita e cresce temporalmente, diventa un albero: genealogico. Si chiarisce allora il significato di “Notizie da Argon”: si esplora l’albero alla ricerca delle notizie sugli antenati di Primo Levi. Il libro diventa narrazione ampia, quasi un romanzo d’avventure che copre diversi secoli. Alberto Cavaglion parte infatti dal XIII secolo, quando iniziano le tracce lasciate dalle comunità ebraiche della zona di Avignone. “Ebrei del Papa”, perché gli insediamenti crescono e si arricchiscono con il secolo della cosiddetta “cattività avignonese”, l’esilio francese della corte vaticana che durò dal 1309 al 1377. È da quest’area – il Contado Venassino – che circonda Avignone che provengono le prime comunità che varcano le Alpi, a seguito di rinnovate vessazioni da parte del regno francese. Si portano però dietro cognomi toponimi: Cavaglion, Foà, Momigliano, Segre, dai paesi di Cavaillon, Foix, Mont-Mélian, Segré. E con questi cognomi, oltre ai più tipici, si ritrovano nel Piemonte sotto il dominio dei Savoia. Comunità anche poco consistenti, ma che sono presenti praticamente in tutti i centri urbani della regione, e hanno finito per creare una vera e propria tradizione, ideologica e religiosa, peculiare degli ebrei piemontesi, in parte differente da quella dei maggiori centri dell’ebraismo italiano.

Il lavoro di Cavaglion ricostruisce dunque la convivenza degli ebrei nello stato sabaudo, con le leggi che li hanno riguardati ma anche con la raccolta, paziente e dettagliata, dei documenti degli archivi della comunità ebraiche. Un patrimonio storico preciso e prezioso che fornisce informazioni demografiche, ma anche notizie culturali e religiose, con le professioni, i riti celebrati, le decisioni prese dalle comunità.

Dal pianeta Argon si staccano ogni tanto personaggi più o meno celebri, che diventano archetipici dell’ebreo piemontese: Cesare Lombroso, il celebre criminologo socialista, o Sansone Vallobra, chimico meno celebre ma non per questo meno degno di menzione in quanto inventore (uno dei tanti) dei “soffrini da portare con sé”, vale a dire i fiammiferi. E ancora, l’Olivetti (Camillo) che a Ivrea inventa le macchine da scrivere. Grazie anche a queste figure che prendono rilievo, la narrazione non è mai noiosa, e nonostante le numerose divagazioni possibili e messe in atto, non è dispersiva.

E d’altra parte l’albero non si disperde nel processo di crescita: si espande, ma non si compromette l’unità. Così la storia affascinante di una comunità, che dalla propria memoria trae forza. Soprattutto quando la coscienza di questa memoria non si traduce nell’isolamento né in una presunzione di superiorità storica. In quest’ottica, l’ironia che pervade il libro (e il racconto di Levi) è un ottimo antidoto agli orrori e agli errori narrati dalle cronache contemporanee, non più notizie provenienti da Argon ma dalla sponda orientale del Mediterraneo.

Il libro

Alberto Cavaglion
Notizie da Argon
Instar Libri 2006, pp.149, euro 12,00

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