Nicolas Witkowski
Storia sentimentale della scienza
Raffaello Cortina Editore
pp. 322, euro 23,50
Dalla descrizione di Galileo nelle pagine del “Saggiatore” al convincimento dell’epistemologo Gaston Bachelard, per il quale le passioni rimangono fuori dal laboratorio, per arrivare ai giorni nostri, l’immagine dello scienziato è rimasta a lungo ancorata a quella di una cristallina razionalità in azione, che contribuisce al lineare progresso della conoscenza umana. Ma già nei primi decenni del secolo scorso, il punto di vista sugli scienziati è cominciato a cambiare. A partire dai maggiori protagonisti della storia della scienza, come Isaac Newton. Quando vennero resi pubblici i suoi scritti rimasti inediti, “i suoi lavori matematici apparvero per quello che erano, la parte emersa di un iceberg costituito da intrepide ricerche alchimistiche e teosofiche”. Tanto da indurre un’economista appassionato studioso di Newton come Keynes a formulare l’epiteto rimasto celebre di “ultimo mago” per il padre della teoria della gravitazione. È forse l’esempio più celebre dell’importanza che le visioni del mondo e le umane passioni rivestono anche nelle vite degli scienziati. Nicolas Witkowski, fisico e divulgatore che già si è dilettato qualche anno fa a fornirci una “piccola mitologia scientifica” (“La vasca di Archimede”, sempre per Raffaello Cortina), tratteggia ora una corposa serie di ritratti con l’obiettivo di riconsegnare un’immagine a tutto tondo di scienziati noti e meno noti. Cercando così di rendere più appetibile una disciplina come la storia della scienza, spesso ridotta, denuncia l’autore, a materia soporifera. Ma anche praticando così un esercizio storiografico che probabilmente, sospetta Witkowski, “non sarà molto apprezzato da quanti vorrebbero fare della storia della scienza una storia del trionfo della Ragione e dell’oggettività”.Dalle “poesie scientifiche” di Erasmus Darwin, nonno del più celebre Charles, alla passione informatica ante litteram di Ada Lovelace, figlia di Lord Byron e sorta di “musa romantica” di Charles Babbage. Dalle ossessioni infantili di James Clerk Maxwell che riemergono nelle ricerche sull’elettromagnetismo allo studio delle bolle di sapone che Joseph Plateau inizia per comprendere il funzionamento della retina. E poi ancora i multiformi interessi scientifici e le strenue battaglie civili del “marziano” Szilard, e le “microscopiche” passioni di Ramón y Cajal. Così si susseguono più di 30 brevi capitoli con frequenti rimandi interni, a intessere una breve storia della scienza di gradevole lettura, che ci fa conoscere anche figure meno frequentate come Palissy, Lomonosov, Bonpland e Balmer.Una menzione particolare merita il capitolo su D’Arcy Thompson, uno dei fondatori della morfogenesi e autore dello splendido “Crescita e forma”, che per Witkowski rappresenta “il punto culminante di una ‘biologia dello sguardo’ che si affida all’osservazione per scrutare nei segreti della vita – l’esatto contrario dell’onnigenetica praticata oggi con gradi spese da cui ci si attende con impazienza, quando sarà un po’ passata la moda, che dia risposte nuove alle domande che si poneva quel vecchio scozzese pitagorico”.