Categorie: Ambiente

Strategia europea contro i blackout

Sviluppo sostenibile, competitività e sicurezza degli approvvigionamenti. Sono le parole chiave su cui deve ruotare in futuro il settore energetico europeo. A indicarle è il Libro Verde sulla politica energetica presentato dalla Commissione Europea lo scorso 8 marzo, che traccia le linee guida da seguire per dare un volto comune in fatto di energia ai 25 Stati membri. Obiettivo non da poco se si pensa alla naturale tendenza di ogni paese a gestire da sé un settore che ha forti ricadute economiche. Ma le continue impennate del prezzo del petrolio e la recente crisi del gas Russia-Ucraina hanno messo a nudo tutti i limiti della dipendenza energetica dell’Europa. A cui si cerca ora di porre rimedio. Galileo ne ha parlato con Francesca Salvemini, direttore dell’Osservatorio Politica Energetica della Fondazione Einaudi (Opef).

Dott.ssa Salvemini, il Libro propone una strategia comune per limitare la dipendenza dell’import con la costruzione di nuove infrastrutture europee e un trattato Ue-Russia. Che significa?

“La Ue oggi non ha competenze in materia di politica energetica: i paesi membri non hanno infatti mai delegato l’esecutivo europeo al riguardo. Sono troppe infatti le implicazione delle scelte energetiche con temi come approvvigionamento, sicurezza nazionale, difesa del paese. Si pensi ai black out. La Francia, per esempio, ha puntato sul nucleare proprio per rendersi indipendente e contare solo su se stessa. Le uniche leve che Bruxelles ha sono quelle del mercato unico e della concorrenza. Ma se l’Europa avesse una voce unica avrebbe più potere negoziale verso i paesi da cui importa, come la Russia. Insomma, c’è un conflitto interno tra l’esigenza di una strategia comune e la reticenza dei singoli Stati a limitare i propri poteri in un settore così importante. Da tempo la Commissione ha avviato un dialogo con la Russia sfociato in un accordo di cooperazione e partenariato che il libro propone di rafforzare. Si propongono anche alleanze con altri paesi del bacino del Mediterraneo, come l’Algeria, anche attraverso lo sviluppo di infrastrutture di approvvigionamento. E tuttavia questo non significa operare con una voce sola perché questi accordi non si sostituiscono alle regolari relazioni bilaterali che intercorrono tra i paesi membri. Stesso problema si incontrerebbe anche per un’altra proposta, quella sul mix energetico che per la Ue deve provenire da fonti sicure e a bassa emissione di carbonio: non penso che gli Stati rinuncino alla prerogativa di decidere sul loro mix di combustibile”.

Quindi alla fine ogni paese decide da sé. L’Italia, rispetto agli altri, quanto è dipendente dall’estero per le fonti energetiche e cosa sta facendo per svincolarsene?

“L’Italia dipende per le forniture di gas da Russia, Algeria, Olanda , Libia e dalla Nigeria, da dove lo importa liquefatto. Il mix utilizzato nella generazione elettrica è in prevalenza gas, petrolio, una piccola percentuale di carbone e rinnovabili. È quindi più dipendente dalle importazioni di gas e petrolio di altri paesi che possono contare sul nucleare e su una quota maggiore di carbone. Per ridurre questa vulnerabilità sta puntando da tempo sulla costruzione di nuovi terminali di rigassificazione, infrastruttura più flessibile dei gasdotti perché le navi possono andare dove vogliono”.

La Commissione punta anche sullo sviluppo dei mercati interni del gas e dell’elettricità e su regole comuni di accesso alle reti energetiche. E boccia certi protezionismi nazionalisti.

“La liberalizzazione dei mercati ha creato delle asimmetrie. L’Italia ha liberalizzato di più rispetto ad altri paesi, quindi per le società straniere è più facile entrare nel mercato italiano di quanto non lo sia per le nostre. Si pensi all’acquisto di Montedison da parte di EdF e al contrario all’operazione Suez-Gdf che ha spiazzato l’italiana Enel, e alla Spagna che ha bloccato l’Opa della tedesca E.On su Endesa. Ci sono due assi: uno che preme per una maggiore integrazione, con Italia e Regno Unito, e l’altro che cerca di bloccare l’acquisto dall’estero, con Spagna e Francia. Il Libro Verde propone un codice di rete europeo e un’Autorità di regolazione unica, due strumenti utili per ridurre le asimmetrie nell’apertura dei mercati e integrarli fra loro, ma forse non sufficienti per risolvere il problema dei campioni nazionali”.

La Commissione punta a raddoppiare l’uso delle rinnovabili nel consumo Ue dal 6 al 12 per cento entro il 2010. L’Italia a che punto è rispetto ad altri paesi?

“Lo sviluppo sostenibile è la grande novità del libro. Sino a oggi, infatti, il discorso sull’energia era andato avanti senza una reale integrazione con le politiche industriali e ambientali europee. Quanto alle fonti rinnovabili l’Italia è piuttosto avanzata: solo nel mese di febbraio, il 12 per cento della generazione elettrica è venuto da rinnovabili. Si tratta però di fonti non economiche e che da sole non potrebbero sostituirsi ai combustibili importati dall’estero. Per ridurre la nostra vulnerabilità serve puntare su più fronti: ricerca nelle nuove tecnologie, risparmio energetico, importazione da più paesi e differenziazione delle forniture di gas”.

Nonostante questo, l’Italia non è ai primi posti nell’obiettivo di riduzione dei gas serra fissati nel protocollo di Kyoto.

“E’ vero, ma gli obiettivi cui si è impegnata sono più stringenti di quelli di altri paesi (l’obiettivo di riduzione di Kyoto per l’intera Ue è dell’8 per cento dal 1990 al 2002, per l’Italia 6,2 per cento). E poi da noi è più difficile ridurre le emissioni poiché partiamo già da una posizione virtuosa. Da un lato la rinuncia al nucleare e la necessità di sostituire questa fonte con altro ha portato a utilizzare molto gas, a basse emissioni, nella generazione elettrica; dall’altro l’elevato costo dell’energia ha portato le industrie a essere efficienti già da tempo”.

Roberta Pizzolante

Giornalista pubblicista dal 2005, è laureata in Sociologia e ha un master in "Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-istituzionali" conseguito alla Sapienza. Fa parte della redazione di Galileo dal 2001, dove si occupa di ambiente, energia, diritti umani e questioni di rilevanza etica e sociale. Per Sapere, bimestrale di scienza, si occupa dell'editing e della ricerca iconografica. Nel corso negli anni ha svolto vari corsi di formazione e stage nell'ambito della comunicazione (Internazionale, Associated Press, ufficio stampa della Sapienza di Roma, Wwf Italia). Ha scritto per diverse testate tra cui L'espresso, Le Scienze, Mente&Cervello, Repubblica.it, La Macchina del Tempo, Ricerca e Futuro (Cnr), Campus Web, Liberazione, Il Mattino di Padova. Dal 2007 al 2009 ha curato l'agenda degli appuntamenti per il settimanale Vita non Profit.

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