Sturdust, missione compiuta

Attesa per sette anni, la sonda spaziale Stardust non ha deluso le aspettative della Nasa: è atterrata intatta sulla Terra con un ricco bottino: la polvere di cometa. Partita il 7 febbraio 1999, dopo essere arrivata a una distanza di 240 chilometri dal nucleo della cometa Wild 2 (nelle vicinanze di Giove), il 2 gennaio del 2004 ne ha sottratto un campione di polveri dalla coda e ha ripreso il viaggio di ritorno, percorrendo complessivamente quattro miliardi di chilometri. La sonda, dopo il rientro in atmosfera, è stata rallentata fino ad una velocità di 360 chilometri orari grazie all’attivazione di due paracaduti. Il brusco atterraggio, avvenuto in un poligono militare dello Utah (Usa), non ha avuto conseguenze dannose e la capsula spaziale, dal peso di circa 50 chilogrammi, è stata recuperata a terra dopo un’ora di ricerche. Al suo interno si trova una specie di racchetta da tennis formata da 132 spazi rettangolari pieni di un sofisticato “aerogel” messo a punto dalla NASA, in grado di catturare le microscopiche particelle di cometa, di dimensioni intorno ai millesimi di millimetro. Gli scienziati sperano che i campioni di Wild 2 facciano luce sulla storia della formazione del Sistema Solare, avvenuta 4,5 miliardi di anni fa. Non solo. Stardust durante il suo lungo viaggio ha catturato campioni di polvere interstellare che permetteranno agli astronomi di avere maggiori informazioni sui processi che avvengono all’interno di stelle distanti e che portano alla formazione di tale polvere. (i.a.)

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