Perseverance sta facendo bene il suo lavoro. Il rover della Nasa, atterrato su Marte nel 2021, scandagliando i sedimenti del cratere Jezero alla ricerca di indizi che possono suggerire condizioni compatibili con la vita, ha trovato molecole organiche, cioè composti che contengono carbonio e idrogeno. Significa che su Marte c’è stata vita? È solo una delle ipotesi in valutazione degli esperti.
Come spiegato nello studio pubblicato sulla rivista Nature, il team, coordinato da Sunanda Sharma del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, ha analizzato i dati su sedimenti del fondo del cratere Jezero raccolti da Perseverance attraverso lo strumento Sherloc (Scanning Habitable Environments with Raman and Luminescence for Organics and Chemicals). Sherloc, semplificando molto, è uno spettrometro che sfrutta un laser nelle frequenze dell’ultravioletto e che in presenza di molecole organiche rileva una fluorescenza.
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Perseverance ha effettuato rilevamenti con Sherloc in diverse zone del cratere Jezero, da cui è emerso che la concentrazione di molecole organiche non è omogenea. Nei campioni analizzati nell’area denominata Máaz, di formazione più recente, se ne ritrovano fino a 20 parti per milione; in quelli dell’area più antica chiamata Séítah, invece, si raggiungono appena le 2 parti per milione. Un dato che indica, ha spiegato all’Ansa Teresa Fornaro, astrobiologa dell’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che ha collaborato alla ricerca, che “questa materia organica è stata presente su un periodo esteso di tempo (da almeno 2.3-2.6 miliardi di anni) e ha resistito nonostante l’esposizione alle condizioni di irraggiamento e ossidanti sulla superficie di Marte”.
Non è la prima volta che su Marte vengono scoperte molecole organiche, però. Nel corso degli anni ci sono stati diversi ritrovamenti: di Curiosity nel 2012 e poi nel 2018 (cratere Gale), e sempre di Perseverance nel 2022. Come in passato, nemmeno stavolta gli esperti possono dire con certezza come si siano formati questi composti che contengono carbonio e idrogeno. Le molecole organiche, infatti, non sono esclusivo frutto di processi biologici, ma possono essersi formate nel corso del tempo per processi geochimici, reazioni tra le rocce e l’acqua all’interno dell’antico bacino idrico che oggi chiamiamo cratere Jezero. Un’altra ipotesi è che non si siano formate sul pianeta rosso, ma nello Spazio e vi siano state portate da meteoriti. La possibilità più affascinante, ha ammesso Fornaro, è di certo l’origine biologica dei composti organici: “potrebbero derivare da antiche forme di vita anche molto elementari, come microrganismi, e nel corso di miliardi di anni potrebbero essere state alterate dai raggi cosmici che bombardano la superficie del pianeta”.
Per capire quanto ogni ipotesi sia più o meno probabile, gli esperti hanno già fatto partire simulazioni in laboratorio, ma sarà probabilmente con la missione Mars sample returns e quindi con il recupero dei campioni raccolti da Perseverance e il loro invio sulla Terra che si potranno acquisire le informazioni più rilevanti.
Via Wired.it
Immagine: Nasa
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