Grazie a un potentissimo telescopio virtuale, ottenuto combinando le informazioni degli osservatori di Hawaii, Arizona e California, gli astronomi sono riusciti a osservare da vicino, come mai fino ad ora, la radiosorgente conosciuta con il nome di Sagittarius A* (A-star), che dovrebbe indicare la posizione di un buco nero al centro della nostra galassia, la cui massa supera di quattro milioni di volte quella del Sole. Lo studio, coordinato dal Mit Haystack Observatory, è stato pubblicato su Nature.
La tecnica che ha permesso l’osservazione (Very Long Baseline Interferometry) combina i dati sulle radiazioni captate da più telescopi, così da ottenere simultaneamente informazioni da diversi “punti di vista”. Il telescopio virtuale che ne risulta ha un potere di risoluzione molto alto, proporzionale alla distanza che intercorre tra gli osservatori collegati fra loro. Lo strumento risulta in questo modo mille volte più potente dell’Hubble Space Telescope della Nasa.
Sebbene Sagittarius A* sia stata identificata circa trenta anni fa, le nuove osservazioni sono state effettuate per la prima volta con strumentazioni capaci di rilevare dettagli dell’area del buco nero nota come orizzonte degli eventi, da cui neanche la luce può fuoriuscire a causa della forza gravitazionale.
Finora i buchi neri sono stati studiati rilevando la luce emessa dalla materia che viene illuminata se spinta in prossimità dell’orizzonte degli eventi. Misurando le dimensioni dell’area luminosa al centro della Via Lattea, le nuove osservazioni hanno evidenziato la più alta densità mai riscontrata, dovuta alla concentrazione di materia nel cuore della nostra galassia.
Secondo le misurazioni, le dimensioni di Sagittarius A* sono pari a un terzo della distanza tra la Terra e il Sole, area che la luce riesce a coprire in tre minuti. Gli astronomi ipotizzano che le radiazioni provengano da un disco di materia attratto vorticosamente verso il buco nero o da materia espulsa dal corpo supermassivo, e che si muove ad alta velocità. (e.r.)
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