Tecnologia

Dopo il Vantablack, ecco il bianco più bianco di sempre

Conoscete il Vantablack, quel materiale ultra nero che può assorbire fino al 99,96% della luce solare? È il colore più scuro di sempre che oggi ha finalmente trovato il suo alter ego: si tratta del super bianco (in inglese, super white), il più bianco che sia mai esistito. Oltre alla tonalità chiarissima, il nuovo composto acrilico è dotato di altri super poteri: è in grado di riflettere il 95,5% di tutti i fotoni che lo colpiscono. Un’abilità notevole, spiegano i suoi ideatori della Purdue University, che potrebbe aiutarci a risolvere alcuni dei tanti problemi legati al riscaldamento globale. Lo studio su Cell Reports Physical Science

Il super bianco, un perfetto isolante

(Foto: Jared Pike of the School of Mechanical Engineering at Purdue University)

Grazie alla sua abilità di riflettere un altissima quantità di fotoni, il super bianco non si riscalda neppure sotto la luce del Sole e potrebbe, perciò, rappresentare un promettente isolante e sostituto dei condizionatori d’aria. In pratica, permetterebbe alle superfici che ricopre di mantenere temperature più fredde di quelle dell’ambiente circostante e, di conseguenza, controllare quelle all’interno degli edifici. Un’arma, quindi, efficace nella lotta al riscaldamento globale: in estate, infatti, la stragrande maggioranza degli edifici si affida ai condizionatori, che spingono il calore dall’interno all’esterno. Questo calore, aggiunto a quello generato dall’elevata energia richiesta per il raffreddamento dell’aria, trasformano così le nostre città in vere e proprie isole di calore, che contribuiscono ai cambiamenti climatici.

Addio ai condizionatori

È dagli anni ’70 che la comunità scientifica cerca di mettere a punto una tecnologia di raffreddamento radiativo che sia più efficace di un condizionatore. Di recente, per esempio, alcuni studi hanno suggerito l’utilizzo dei cosiddetti pannelli solari inversi, capaci di catturare parte del calore in uscita e convertirlo in energia, anche di notte. Ma al momento, tuttavia, questi dispositivi sono solamente prototipi e non è quindi detto che possano effettivamente funzionare al di fuori delle sperimentazioni. Inoltre, rispetto al super bianco, le vernici disponibili attualmente in commercio capaci di “respingere il calore” riescono a riflettere fino all’80-90% della luce solare, ma non sono comunque in grado di raggiungere temperature inferiori a quelle ambientali.

Più freddo dell’ambiente circostante

Il super bianco, quindi, potrebbe essere l’approccio migliore e più fattibile, almeno nel prossimo futuro. La nuova vernice, infatti, è stata realizzata utilizzando cariche di carbonato di calcio (che aiutano a ridurre al minimo la quantità di luce ultravioletta assorbita) ad alta concentrazione di particelle, in grado di disperdere efficacemente tutte le lunghezze d’onda dello spettro solare. Durante le sperimentazioni, i ricercatori hanno valutato le capacità di raffreddamento del super bianco, scoprendo che è in grado di disperdere fino al 95,5% della luce solare, rimanendo ben 10 gradi centigradi sotto la temperatura ambientale di notte e almeno 1,7 gradi a mezzogiorno. Successivamente, hanno testato il super bianco, confrontandolo con una vernice commerciale. Servendosi di una termocamera a infrarossi, i ricercatori hanno scoperto che il super bianco in grado di mantenere una temperatura inferiore sotto la luce diretta del Sole rispetto alla sua controparte commerciale.

(Foto:Xiangyu Li, PhD student of the School of Mechanical Engineering at Purdue University)

Resistente all’abrasione e impermeabile, il super bianco ha però una pecca: può resistere agli agenti atmosferici esterni per tre settimane. “Il processo di produzione è paragonabile a quello di una vernice commerciale e il suo costo può essere addirittura inferiore”, spiegano i ricercatori. “Il nostro prossimo passo sarà quello di garantire la sua affidabilità anche a lungo termine”. Il super bianco dovrà, quindi, ancora passare molti altri esami prima di poterlo vedere sulle pareti delle nostre case, anche se i suoi brevetti sono già stati depositati. 

Riferimenti: Cell Reports Physical Science

Credits immagine di copertina: Vitivo/Pixabay

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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