Categorie: Ambiente

Svelato il mistero della dalia nera

Dopo anni di indagini, ipotesi e congetture, il mistero della dalia nera è stato finalmente risolto. Gli appassionati di cronaca nera potrebbero però rimanere delusi: non parliamo infatti dell’omicidio di Elizabeth Ann Short, la “Dalia Nera” vittima di uno dei più celebri casi irrisolti della storia del crimine, ma del decisamente meno cruento mistero che circonda l’origine delle dalie (i fiori, Dahlia variabilis) di colore nero-rossastro. I meccanismi molecolari responsabili delle altre colorazioni erano infatti noti già da tempo, mentre quelli che producono la varietà più scura rimanevano ancora sconosciuti. Una ricerca pubblicata su Bmc Plant Biology svela oggi come quel particolare colore sia dovuto a un insolito accumulo di antocianine, un pigmento prodotto delle piante, dovuto alla ridotta produzione di un altro tipo di composti chimici, i flavoni.

La scoperta è dei ricercatori della Technische Universität di Vienna, che hanno effettuato un’analisi della produzione di pigmenti, di enzimi e dell’espressione genica delle dalie nere. Quello che si conosce delle altre varietà è che devono la loro colorazione esclusivamente all’accumulo di flavonoidi, una famiglia di diversi metaboliti che comprende sostanze come antocianine, flavoni e flavonoli. Il colore rosso per esempio è dovuto alle antocianine, quello giallo ai calconi (sempre flavonoidi) e le altre miriadi di colorazioni possibili (esistono oltre 20.000 varietà di dalie) dipendono dalla presenza di flavoni e flavonoli incolori, che malgrado questo interagiscono con i pigmenti colorati modificandone l’espressione, e sono per questo definiti co-pigmenti.

Le analisi dei ricercatori viennesi hanno rivelato che i fiori neri presentano concentrazioni estremamente ridotte di flavoni, sostanze che le piante sintetizzano a partire dagli stessi elementi di base delle antocianine. Secondo i ricercatori, una minore concentrazione dei primi si traduce in una maggiore disponibilità degli elementi necessari per creare le seconde, che vengono così prodotte in grandi quantità, accumulandosi nei petali. Il colore nero sarebbe dunque dovuto nient’altro che alle antocianine, che in concentrazioni sufficientemente elevate danno ai fiori la caratteristica colorazione nero-rossastra.

“La spiegazione di questa specifica soppressione della formazione di flavoni nelle dalie nere sarà uno spunto interessante per altre ricerche”, spiega Heidi Halbwirth, autrice principale dello studio. I ricercatori ad esempio pensano di poter utilizzare le loro scoperte per bioingegnerizzare piante con nuove colorazioni, manipolando la loro produzione di flavoni

Riferimenti: Bmc Plant Biology doi:10.1186/1471-2229-12-225 

Credits immagine: Heidi Halbwirth

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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